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Ex Ilva, il neo sindaco Bitetti avverte: «Niente firme in bianco»

La strada del siderurgico passa necessariamente per un accordo di programma con gli enti locali, sollecitato dal ministro Adolfo Urso, che ieri ha dato notizia di aver concordato un incontro il 18 giugno col neo sindaco di Taranto Piero Bitetti per capire quale sia «l’intendimento della nuova amministrazione», perché bisogna «fare delle scelte nei prossimi giorni, non settimane».

Bitetti, tuttavia, ha già messo le mani avanti. «Non condividerò alcun accordo di programma che sia già stato definito senza la partecipazione effettiva del Comune, del pubblico e della società civile».

L’Aia

Il sindaco boccia anche l’Aia. «Il procedimento va sospeso finché non verranno rispettati i principi di trasparenza, pubblicità degli atti e consultazione democratica». Bitetti, facendo sue le rivendicazioni ritenute fondamentali dal M5s, ha dichiarato di essere contrario alla nave rigassificatrice nel porto. «Chiedo – dice Bitetti – che si apra un processo strutturato e pubblico di co-progettazione dell’accordo di programma, in cui il Comune abbia pieno potere propositivo e di indirizzo, accanto a Regione, Governo, Commissione europea, parti sociali e comunità locali» e «sollecito un impegno vincolante per garantire la tutela del lavoro: sicurezza nei luoghi di produzione, tracciabilità degli appalti, continuità occupazionale e strumenti di protezione sociale adeguati e universali».

Per il sindaco di Taranto, che si insedierà martedì, «se davvero si vuole una transizione industriale green, questa deve iniziare dai metodi, non solo dalle tecnologie: e i metodi devono essere inclusivi, legali e democratici. Il mio mandato non è firmare accordi preconfezionati. Il mio mandato è dare voce e garanzie a una città che per troppo tempo è stata ignorata».

Le polemiche

Già nei giorni scorsi il dialogo istituzionale non era iniziato nel migliore dei modi. Urso aveva detto che il futuro dell’Ilva dipendeva dal ballottaggio e l’eurodeputato dem Antonio Decaro aveva risposto che «Taranto era stanca dei ricatti». Per Urso il problema non sono le risorse, ma le autorizzazioni. «Mi auguro che finiscano le interferenze che giungono, purtroppo, da diversi attori per far fallire il negoziato», ha detto ieri il ministro.

Per il senatore del M5s Mario Turco, «l’unica interferenza sul futuro dell’acciaieria si chiama Urso. In due anni abbondanti non è riuscito ad azzeccarne una. Il governo Meloni ha già buttato dalla finestra 1,5 miliardi di soldi pubblici, sprecando i fondi destinati alle bonifiche e impelagandosi in un prestito ad Adi che non verrà mai restituito. Tutto questo senza fornire alcuna prospettiva futura allo stabilimento che perde 50 milioni al mese», dice Turco.

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