È arrivato ieri sera il via libera del Senato al decreto-legge ex Ilva, con 98 voti favorevoli, 67 contrari e 2 astenuti. L’approvazione dell’Aula, che ha votato la fiducia al testo licenziato dalla Commissione Industria, segna un passaggio chiave nella complicata vicenda del principale polo siderurgico italiano. Il provvedimento, che ora passa alla Camera per essere convertito in legge entro il 25 agosto, prevede misure urgenti per garantire la continuità produttiva e la sicurezza degli impianti siderurgici gestiti in amministrazione straordinaria, con uno stanziamento fino a 200 milioni di euro. «È prevalsa la responsabilità. Ora aspettiamo la scelta di Taranto», ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
La strategia
Nel pomeriggio, durante il question time alla Camera, il ministro Urso ha illustrato i cardini della strategia del Governo per la riconversione dell’ex Ilva. Elemento centrale del piano è il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale avvenuto il 17 luglio. «Si tratta dell’Aia più avanzata in Europa per tutela della salute, con 470 prescrizioni elaborate anche grazie all’Istituto Superiore di Sanità. Consente la prosecuzione dell’attività degli altoforni fino a 6 milioni di tonnellate annue, garantendo quindi continuità produttiva e occupazionale in vista della loro progressiva dismissione», ha sottolineato Urso.
Gli enti locali
Il ministro ha evidenziato il ruolo chiave degli enti locali, chiamati ora a dare il proprio contributo operativo per aggiornare l’Aia in linea con il piano di decarbonizzazione, un elemento considerato essenziale per «gli investimenti per i forni elettrici con il contributo dei contratti di sviluppo che lo Stato può fornire». Un altro nodo cruciale è la realizzazione degli impianti DRI, per la produzione siderurgica a basse emissioni. Urso ha chiarito che «abbiamo previsto che l’Italia disponga di un polo DRI capace di alimentare sia i tre forni elettrici previsti a Taranto sia il forno elettrico che potrà essere realizzato a Genova. Se il Comune di Taranto autorizzerà la nave rigassificatrice, il polo sarà collocato lì, dove è naturale che sia per le migliori condizioni ambientali, economiche e produttive. Altrimenti lo realizzeremo in altra località portuale del sud, verosimilmente a Gioia Tauro».