«Non sappiamo molto delle offerte, continuiamo a essere molto preoccupati e aspettiamo di essere convocati a Palazzo Chigi». Così Biagio Prisciano, della Fim Cisl, commenta le notizie che si inseguono sulla corsa, tutta americana al momento, per rilevare gli impianti siderurgici ex Ilva. Due i fondi americani che hanno presentato un’offerta simbolica, Bedrock e Flacks, col secondo che viene indicato come in vantaggio. E già oggi qualcosa di più sulla trattativa potrebbe arrivare dalle riunioni dei comitati di sorveglianza di Ilva in As e di Acciaierie d’Italia As, rispettivamente proprietaria e gestore degli impianti, chiamate ad esprimere un parere sulle offerte al ministro delle Imprese Adolfo Urso.
«Fermo restando che il bando scade a febbraio, il fatto che nessun soggetto industriale si sia affacciato alla gara negli ultimi due anni e che le offerte provengano da fondi senza esperienza siderurgica la dice lunga – spiega Prisciano – sulla necessità che sia lo Stato ora ad entrare nell’azienda e guidarla nella fase di transizione. Non vorremmo trovarci come nel caso di ArcelorMittal, in cui lo Stato metteva i soldi e poi abbiamo visto in che condizioni sono stati lasciati gli impianti».
Le preoccupazioni
I sindacati temono lo spezzatino, cioè la vendita separata dell’area a freddo, al Nord, rispetto al ciclo continuo di Taranto. «Per questo chiediamo un confronto con la presidenza del Consiglio a cui chiediamo dettagli e informazioni chiare, non filtrate. Dal canto nostro abbiamo già chiarito, sottoscrivendo un documento con gli enti locali durante l’ultima assemblea di fabbrica, il nostro piano per la decarbonizzazione. Servono tuttavia chiarezza, risorse e un impegno diretto da parte dello Stato perché questi processi non devono essere scaricati sui lavoratori, compresi gli ex Ilva in as attualmente in cassa, l’appalto e l’indotto», conclude il sindacalista.
Gli impianti
Intanto, tre batterie del reparto cokeria si avviano alla fermata. Lo stop era inizialmente previsto ai primi di gennaio, poi è slittato a metà mese. La fermata rientra nel piano dell’azienda fortemente osteggiato dai lavoratori. Per i sindacati, infatti, lo stop di alcuni reparti indica che è in corso un piano di chiusura, del quale è stato richiesto il ritiro con l’ultimo sciopero generale.