Nuovo confronto tra commissari dell’ex Ilva e sindacati, per discutere del futuro del siderurgico. I commissari subito dopo il confronto sono partiti per l’Azerbaijan per incontrare i vertici di Baku Steel, il miglior offerente per l’acquisizione. Non è escluso che Invitalia possa essere il partner individuato per la partecipazione statale. I sindacati dei metalmeccanici non sono soddisfatti. Chiedono tempi e piano industriale certi. L’Usb, in assenza di garanzie su ambiente e occupazione, torna a proporre di nazionalizzare la fabbrica.
La trattativa
Per Rocco Palombella della Uilm «non è conclusa». Sarà la missione dei commissari a chiarire fattori importanti. «Noi abbiamo continuato a ribadire quali sono le nostre idee e preoccupazioni. Non conosciamo il piano industriale e non vogliamo essere coinvolti a trattative chiuse», ha aggiunto Palombella. La trattative dovrebbe chiudersi entro giugno. Per Valerio D’Alo’, segretario nazionale di Fim Cisl, i tempi non sono ancora maturi. «Non si può discutere ancora del piano industriale e da quello dipende tutto il resto, quindi non possiamo che aspettare».
Le preoccupazioni
Intanto i giorni passano e gli animi di scaldano. «Abbiamo passato oltre un anno a lottare per far ripartire gli impianti e non siamo ancora in trattativa», dice Loris Scarpa, della Fiom Cgil, che definisce l’incontro coi commissari inconcludente. «Ora è il momento in cui i lavoratori e il sindacato siano partecipi e protagonisti della discussione», ha aggiunto Scarpa, ribadendo che per la Fiom-Cgil «è necessario che sia garantita l’integrità del gruppo siderurgico, la tutela di tutta l’occupazione e la presenza pubblica nel capitale della futura società, per la gestione della transizione verso la decarbonizzazione».
Ancora più negativo il giudizio di Usb. Per Franco Rizzo e Sasha Colautti ci sono serie preoccupazioni per i potenziali impatti occupazionali che potrebbero derivare dall’operazione di cessione, di cui si sa ancora troppo poco. «Resta del tutto incerto il destino delle migliaia di lavoratrici e lavoratori coinvolti. Nel Regno Unito si sta valutando di nazionalizzare British Steel per salvaguardare migliaia di posti di lavoro e continuità produttiva. Se Baku non darà garanzie in merito alla salvaguardia dell’occupazione e al rispetto del piano di rilancio previsto dall’accordo del 2018, non potrà esserci altra soluzione che la nazionalizzazione di tutti gli asset di Acciaierie d’Italia, per garantire la piena tutela occupazionale, il rilancio produttivo duraturo e il rispetto della questione ambientale, con la fondamentale attuazione del processo di decarbonizzazione».