«Acciaierie d’Italia deve pagare lo scaduto. Non possiamo lavorare gratis». Così Giacinto Fallone, responsabile del settore Autotrasporto di Casartigiani Taranto, a margine del sit-in degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto.
Una manifestazione organizzata per evidenziare la situazione di estrema difficoltà dell’indotto a causa dei ritardi nei pagamenti delle commesse da parte di Acciaierie d’Italia. «C’è chi si è venduto casa e mezzi. Siamo all’esasperazione. Non abbiamo neanche un presente». Alla protesta ha partecipato anche Aigi, l’associazione a cui sono iscritte numerose aziende dell’indotto, e Confapi Industria.
Per Fabio Greco, presidente Aigi, «la situazione è estremamente critica, abbiamo bisogno di risposte e certezze. Lo abbiamo detto al prefetto, ai ministri, alla governance. Se questo stabilimento è strategico perché non si fa nulla per arrivare a un compromesso? Il governo ora avrà un confronto con ArcelorMittal. Se non si raggiungerà un accordo, ci sarà una crisi finanziaria irreversibile. Le aziende come fanno a fare gli investimenti senza capacità finanziaria? Lo Stato nel 2015 e ora AdI ci hanno messo in queste condizioni. Se l ‘8 gennaio non accadrà nulla dovremo mettere in cassa integrazione i nostri dipendenti, già oggi il 40-50% delle aziende associate è in crisi profonda».
«Le ditte – conclude Fallone – non possono pagare gli stipendi ai dipendenti. È stato un Natale amaro, difficile. Siamo pacificamente in presidio, vogliamo solo che si rispettino le regole sui tempi di pagamento. Il trasportatore deve essere pagato a 45 giorni dall’emissione della fattura. Possiamo arrivare a 60 giorni, ma non di più. Da settembre qui nessuno vede un centesimo, c’è esasperazione. Siamo obbligati a rimanere qui fino a quando non vedremo che ci sarà volontà di cambiare la situazione».