A parole sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto c’è accordo. Ma non c’è pace. E’ guerra sulle modalità. E in attesa del nuovo incontro con il governo del 12 agosto, fioccano le polemiche politiche.
Le dimissioni e poi il dietrofront del sindaco di Taranto, Piero Bitetti non sono piaciute alla minoranza.
«Le dimissioni lampo sono state un atto di irresponsabilità politica e un evidente segnale di nervosismo rispetto alle contraddizioni interne alla sua maggioranza consiliare, aggravate dal silenzio di alcune forze politiche sulla vicenda ex-Ilva», lo dichiara Massimiliano Stellato, consigliere comunale e regionale di Forza italia.
L’attacco
Stellato non ha dubbi: lo stabilimento siderurgico di Taranto «è un tema su cui la coalizione di Bitetti ha consumato la demagogia più spinta in campagna elettorale ed ora, alla resa dei conti, arretra, si contraddice, tentenna».
A Forza Italia l’atteggiamento del primo cittadino che non ha firmato l’accordo e ha ascoltato, se pur tra mille polemiche le associazioni ambientaliste è stato un atto di debolezza: «Di fronte al bivio, se fare cioè di Taranto la nuova Bagnoli o intestarsi la responsabilità di un vero processo di transizione dello stabilimento, Bitetti è scappato. E la sua ricomparsa al tavolo ministeriale, forte a suo dire di un documento politico della maggioranza che lo sostiene, mette in ombra quella parte di città che invece non lo ha sostenuto e che, attraverso i suoi rappresentanti, non è riuscita ad esprimersi in consiglio comunale, prima richiesto e poi annullato a colpi di maggioranza».
Insomma a Taranto non c’è certo pace. Va ricordato che la sera del 31 luglio le parti istituzionali non sono arrivate alla firma dell’accordo di programma, pur condividendo l’obiettivo di realizzare tre forni elettrici per rilanciare lo stabilimento siderurgico. Per tutti gli altri aspetti – dalla produzione di preridotto di ferro (DRI) alla nave rigassificatrice – si è deciso che ci sarà appunto un nuovo incontro, già fissato per il 12 agosto. Ma Bitetti? Per Forza Italia il sindaco si è mostrato fragile e Stellato si augura che in futuro «il sindaco, di fronte ad altri possibili momenti di contestazione e di tensione, sappia reggere l’urto e non abbandoni la nave durante la tempesta».
Ad oggi intanto mentre governo e sindacati sembrano orientati a soluzioni che tutelino l’occupazione, l’amministrazione comunale ha spinto per un’opzione più decisa sul fronte ambientale. Va detto che l’ex Ilva ad oggi è alle prese con una produzione ridotta al minimo. E’ in funzione un solo altoforno su quattro, a causa della scarsa manutenzione. La produzione del 2024 non ha superato i due milioni di tonnellate di acciaio, un livello che non copre i costi di gestione. Una situazione che spinge il governo a cercare acquirenti e a pianificare una ristrutturazione complessiva, anche dal punto di vista ambientale. Ma come, senza un accordo?