L’accordo di programma per l’ex Ilva «ha ancora bisogno di maturare dentro la logica degli enti locali, perché purtroppo l’Italia sta delegando al Comune di Taranto, ancora una volta, il suo destino industriale e nel frattempo però nessuno fa sentire al sindaco di Taranto la sua vicinanza». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, arrivando al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per l’incontro sull’accordo tra le istituzioni sull’ex Ilva.
Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha ricordato Emiliano, «appena eletto, dovrà andare a dire ai suoi cittadini a nome dell’Italia intera che devono sopportare e soffrire per altri tot anni una situazione in cui le fonti inquinanti sono ancora aperte. L’orizzonte è difficile – ha sottolineato il governatore pugliese – perché questa vicenda è una vicenda drammatica lasciata a marcire per anni e anni e anni».
L’incontro al Mimit, intanto, è slittato di circa un’ora proprio in virtù di un confronto tra Emiliano e Bitetti che si è tenuto nella sede romana della Regione Puglia. I due si sono incontrati per trovare una linea comune.
Emiliano e Bitetti si sono poi recati al Ministero intorno alle 10:30, con un’ora di ritardo rispetto all’orario fissato per l’incontro sull’accordo interistituzionale.
«L’assurdo di tutta questa storia – ha aggiunto Emiliano parlando con i giornalisti – è che una vicenda così complessa e strategica alla fine deve essere decisa solo dagli enti locali. Il Parlamento non dice una parola, i partiti non dicono una parola: ci hanno lasciato completamente col cerino in mano».
Il governatore pugliese ha ricordato che «la Regione si è presa la sua responsabilità, io ci sto mettendo la faccia pur essendo a quattro mesi dalla scadenza del mandato. Questo gioco ha un’unica eccezione: il Pd e soprattutto Elly Schlein che – aggiunge Emiliano – ci sta sostenendo e mettendo nelle condizioni di avere una chiarezza su quello che deve essere il futuro industriale».
Secondo il piano del governo, ha ricordato ancora Emiliano, per sette anni o otto anni dovranno funzionare gli altiforni a Taranto «e questo legittimamente, dopo tanti anni, scatena la furia popolare perché i cittadini pretenderebbero a Taranto l’immediata chiusura delle fonti inquinanti e il sindaco è sotto questa pressione. Chiudere le fonti inquinanti immediatamente significa però chiudere lo stabilimento», una prospettiva «drammatica», per il presidente.