«Continueremo a segnalare la presenza di amianto all’interno dello stabilimento»: ad asserirlo Vincenzo Mercurio, dell’esecutivo provinciale Unione di base (Usb).
Amianto nell’altoforno
Il riferimento è all’ultimo ritrovamento, in ordine di tempo, di amianto nella vasta area dell’ex Ilva. «Stiamo parlando di una fabbrica piena di amianto, di cui gran parte non è stata ancora individuata. Per quello già censito si cerca di fare nel più breve tempo possibile, ma dopo l’individuazione ci sono dei passaggi obbligati: l’evacuazione dell’area, la messa in sicurezza dei lavoratori e la conseguente bonifica. Dobbiamo tenere conto che l’intero impianto è stato realizzato negli anni Settanta, quando l’amianto non era ancora bandito e se n’è fatto largo uso».
«Le bonifiche costano»
L’ex Ilva è ormai al collasso e non vive certo momenti felici dal punto di vista economico. «Le bonifiche e lo smaltimento della sostanza nociva hanno un costo – aggiunge Mercurio – Se teniamo conto che la precedente società, Arcelor Mittal, in tal senso non ha fatto assolutamente nulla, ci ritroviamo in presenza di grosse quantità da smaltire. Il pericolo, all’interno dello stabilimento, è ancora presente e si aggiunge alle altre sostanze nocive che gli impianti producono. Noi continueremo a segnalare affinché se ne prenda atto e si proceda come da normativa».
La decarbonizzazione
Attualmente nello stabilimento si produce poco, lavora solo l’altoforno2 e la presenza di amianto è stata rilevata in nell’altoforno1, fermo ma pur sempre presidiato con un numero minimo di lavoratori. «Il pericolo amianto per quei lavoratori esiste – secondo Mercurio – perché lo hanno respirato. Ecco perché andava segnalato e l’azienda ha provveduto». Rispetto alla decarbonizzazione l’esponente Usb dichiara: «Speriamo che quel momento arrivi presto per poter lavorare senza temere per la salute».
La presenza di amianto nello stabilimento potrebbe influire sull’interesse all’acquisizione? Mercurio in modo categorico risponde: «Assolutamente no. La presenza di amianto è un fatto noto anche a chi ha mostrato interesse. Bisognerà attendere i primi di marzo per capire nelle mani di chi passerà la fabbrica. All’ultimo minuto potrebbe arrivare una sorpresa».









