Categorie
Attualità Taranto

Ex Ilva, disatteso l’accordo del 2018: il sindacato verso la class action

Una class action per tutelare i 1.600 lavoratori ex Ilva in amministrazione straordinaria. È la proposta lanciata dall’Unione Sindacale di Base (Usb) e annunciata ieri mattina nel corso di un incontro tenutosi nella sede del sindacato. La decisione è stata presa alla scadenza dei termini, fissata il 30 settembre, entro cui ci sarebbe dovuta essere la ricollocazione a lavoro di tutti i lavoratori così come stabilito dall’accordo ministeriale siglato nel 2018. Il tempo trascorso non ha portato a nulla, se non delusione per quei lavoratori dichiarati in esubero dopo che la fabbrica è passata nelle mani di Arcelor Mittal che ha deciso di collocarli in cassa integrazione con mensilità ridotte.

L’iniziativa

L’Usb, oltre a insistere sul reintegro dei lavoratori, intende avviare un’azione legale, tramite l’avvocato Fabrizio Del Vecchio, per la richiesta di un risarcimento. «L’azione che stiamo valutando di avviare consiste in un risarcimento che fa riferimento ai danni patiti soprattutto dal punto di vista patrimoniale e contributivo che nello stato di cassa integrati è pari al 70% con ripercussioni anche sulle pensioni» spiega Del Vecchio.

«La richiesta che facciamo non intende assolutamente sostituire la ricollocazione al lavoro tramite assunzione oltre ai ricorsi, per i quali siamo già pronti, chiederemo un incontro ad hoc al ministero per capire quali sono le prospettive per questi lavoratori. Se devono rimane in cassa integrazione e chiederemo la garanzia che abbiano un trattamento economico contributivo pari ai lavoratori che stanno lavorando», dichiara Franco Rizzo dell’esecutivo nazionale Usb.

Le mancate risposte

A chi è a casa dall’ottobre 2018 e che aspetta di tornare a lavorare bisogna dare delle risposte certe «l’accordo prevedeva un reintegro, una ricollocazione o una assunzione. «Nulla di tutto questo è avvenuto e in considerazione anche dell’attuale situazione all’interno della fabbrica dove si prevede un ulteriore aumento della cassa integrazione non nutriamo buone speranze. I ministeri del Lavoro e delle Imprese avrebbero dovuto farsi garanti del rispetto dell’accordo ma così non è stato», sottolinea Michele Altamura responsabile Usb Ilva.

Intanto proprio il ministro Adolfo Urso annuncia «i prossimi passi non saranno facili» in riferimento alle offerte pervenute per l’acquisizione dell’ex Ilva «sono dieci di cui due per l’intero complesso aziendale che danno uno sviluppo concreto agli obiettivi ambientali con il passaggio dalla produzione a forni a caldo ai forni elettrici». E rispetto alla decarbonizzazione ha detto in risposta al Pd nel Question time alla Camera «la decarbonizzazione è diventato un criterio ineludibile e un vincolo di preferenza nell’avviso che ha rinviato la procedura di gara».

Urso non si è sottratto dal ricordare che «il Comune di Taranto si è detto contrario alla nave rigassificatrice che preclude la possibilità di realizzare il polo del Dri». Replica il deputato Ubaldo Pagano: «La situazione è drammatica e l’incapacità dell’esecutivo porta ad una sola soluzione: la nazionalizzazione dell’acciaio mettendo risorse pubbliche».

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version