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Ex Ilva, dagli enti locali “no” alle proposte di Urso: slitta il vertice con l’esecutivo

E alla fine la montagna ha partorito un topolino. Dalla madre di tutti gli accordi per decarbonizzare il siderurgico più inquinante d'Europa a una gara da rifare, per tentare di vendere il gruppo a qualcuno. Di nuovo rinviato, stavolta al 12 agosto, il vertice tra governo ed enti locali, col sindaco di Taranto, Piero Bitetti,…
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E alla fine la montagna ha partorito un topolino. Dalla madre di tutti gli accordi per decarbonizzare il siderurgico più inquinante d’Europa a una gara da rifare, per tentare di vendere il gruppo a qualcuno. Di nuovo rinviato, stavolta al 12 agosto, il vertice tra governo ed enti locali, col sindaco di Taranto, Piero Bitetti, che ha ritirato le dimissioni per fiondarsi a Roma e dire no al piano del ministero delle Imprese Adolfo Urso.

Resta tutto in sospeso, sopratutto la realizzazione degli impianti di preridotto e l’approdo di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto. Gli animi sono tesi, le posizioni distanti, al punto che il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano ha abbandonato polemicamente l’aula davanti ai ministri Urso e Pichetto Fratin.

L’incontro

«Non ho firmato alcun verbale», ha precisato Bitetti attorniato dai giornalisti all’uscita dal ministero. «Abbiamo rinviato per poter approfondire la nuova bozza di accordo di programma che ci è stata data in cartaceo. La approfondiremo con i consiglieri comunali per capire quali garanzie ha la città». In un video, realizzato appena arrivato a Roma, Bitetti ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni, «un gesto eclatante per dire che il linguaggio delle intimidazioni e delle offese non deve prevalere ed annunciato denuncia per le aggressioni subite.

Quanto alla firma dell’accordo, prima ancora di entrare al ministero Bitetti era stato perentorio: «non firmerò l’accordo proposto dal governo perchè così com’è non ci soddisfa. Il cambiamento non si predica, ma si realizza con proposte concrete e sostenibili. È finito il tempo delle scelte calate dall’alto che umiliano Taranto rendendola zona di sacrificio. Di sacrifici ne abbiamo fatti fin troppi e la salute e l’ambiente non possono essere mortificati sull’altare del profitto e dell’interesse nazionale. Per cambiare e conseguire risultati apprezzabili ci vorrà del tempo».

Intanto i consiglieri comunali di maggioranza, che hanno sottoscritto un documento politico sulla vertenza proponendo chiusura dell’area a caldo, no all’uso della nave rigassificatrice, si ai forni elettrici ma alimentati ad idrogeno verde ed avvio delle bonifiche ambientali per offrire piena occupazione a tutti, valutano anche un ricorso al tar da parte del Comune valuta contro l’ultima Aia rilasciato dal ministero dell’Ambiente.

Palmisano lascia l’aula

Il presidente della Provincia ionica, Gianfranco Palmisano, ha lasciato il tavolo al Mimit perché il verbale proposto dal ministro Urso era un preaccordo in cui non c’erano dichiarazioni dei presenti. E quando al ministro Urso ha chiesto agli enti locali di assumersi la responsabilità di un’Aia a carbone per 12 anni, Palmisano ha risposto che la responsabilità è solo del governo.

La decarbonizzazione

Vede il bicchiere mezzo pieno il presidente della Regione Michele Emiliano che parla di consenso unanime sulla decarbonizzazione. «Il governo ha deciso di dare indirizzo ai commissari di inserire la completa decarbonizzazione di Taranto, a prescindere da qualunque firma sugli accordi di programma. Quindi su questo sono soddisfatto, da 10 anni chiediamo la completa decarbonizzazione della fabbrica, che oggi è stata ufficialmente decisa dal governo.

La messa a bando arriverà tra qualche giorno», ha detto Emiliano, parlando di un percorso condiviso anche dalle istituzioni locali della Puglia. «Tutto il resto lo si vedrà successivamente». conclude il presidente della Regione.

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