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Taranto, braccio di ferro per l’ex Ilva: Confindustria vuole la nave gasiera, il M5s chiede di fermare l’Aia

Mentre si avvicina la settimana decisiva per l’ex Ilva, con i due attesi confronti, governo-sindacati lunedì e il giorno seguente il nuovo round governo-enti locali per trovare la quadra sull’accordo di programma per la nuova autorizzazione allo stabilimento siderurgico, gli animi continuano a essere tesi. A Taranto il Movimento 5 stelle striglia le forze di centrosinistra e critica il governo a cui chiede di sospendere subito l’Aia, perché non garantisce alcuna decarbonizzazione. Dall’altra parte della barricata c’è Confindustria, secondo cui occorre garantire continuità alla fabbrica aderendo ai piani del governo, cioè installando impianti per il preridotto e una nave rigassificatrice.

Le rivendicazioni

Il gruppo territoriale del M5s esprime profonda preoccupazione per le evoluzioni del caso e chiede al governo trasparenza e atti concreti, a partire dalla sospensione immediata di un’Aia che prevede l’utilizzo esclusivo del carbone per altri 14 anni e addirittura la trasformazione dell’altoforno 2 in un inceneritore. «La segretezza che ha circondato il parere negativo dell’istituto superiore di sanità è un fatto gravissimo», dice il senatore Mario Turco riferendosi ai documenti emersi solo nei giorni scorsi. Ora il Movimento chiede di sentire l’Iss in Parlamento. Sulla stessa linea anche l’altro parlamentare pugliese, Ubaldo Pagano (Pd) che aveva chiesto, senza ottenerlo, l’accesso a quei documenti. Il gruppo del Pd al Senato ha presentato un’interrogazione al governo chiedendo, anche in vista anche dell’incontro di martedì, di pubblicare con urgenza le relazioni prodotte.

L’accordo interistituzionale

Per Turco, «l’accordo che sarà firmato da Urso e dagli enti locali non ha alcuna valenza giuridica, non dà garanzie sui finanziamenti, non offre tutele ai lavoratori dell’ex Ilva e dell’indotto e ignora completamente la necessità di una reale transizione ecologica». Sul caso, resta acceso anche il faro della Regione. Lunedì proseguono le audizioni in commissione Ambiente sull’accordo di programma. In via Gentile il presidente Michele Mazzaranoha convocato l’Istituto Superiore di Sanità, l’Arpa, il Comune ed i rappresentanti delle associazioni ambientaliste: Peacelink, Wwf, Legambiente, Giustizia per Taranto e Genitori Tarantini.

La posizione degli industriali

«Il momento è estremamente complesso e delicato, ma un punto fermo c’è: bisogna garantire continuità allo stabilimento nelle migliori condizioni possibili», dicono il presidente Salvatore Toma, il vice Michele De Pace e il presidente della sezione navalmeccanica e metalmeccanica, Pasquale Di Napoli di Confindustria Taranto. Per l’ associazione, i punti imprescindibili sono almeno tre: a Taranto i tre impianti Dri ed i tre forni elettrici. Decarbonizzazione in otto anni e la nave gasiera, indispensabile per l’approvvigionamento del gas in condizioni meno onerose e di più semplice attuazione, nella rada del porto di Taranto. «I soli forni forni elettrici, vorrebbero dire avviare la fabbrica verso un progressivo smantellamento che non ci possiamo permettere».

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