È previsto per oggi a Roma, in tarda mattinata, al ministero delle Imprese e del Made in Italy un incontro, l’ennesimo, per discutere circa la situazione degli stabilimenti dell’ex Ilva. Un incontro che giunge dopo giorni di proteste con scioperi e blocchi sia a Taranto che a Genova. I sindacati dei metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno mal digerito la proposta del cosiddetto «piano corto», messa sul tavolo dal Governo che più che una infusione positiva ha il sapore della fine di una storia lunga sessant’anni, di quella che fu l’Italsider statale, poi privatizzata dai Riva e negli anni passata di mano in mano a una serie di aziende fino ad oggi nella disponibilità di Acciaierie d’Italia in As.
Quella che viene definita la madre di tutte le vertenze per numero di lavoratori che coinvolge dislocati nei vari siti tra cui quello di Taranto, dove c’è la maggiore concentrazione di operai, non trova ancora la quadra.
Convocazione unitaria
Pomo della discordia la mancata convocazione unitaria (di tutti i siti) da parte del ministro Adolfo Urso al tavolo delle trattative. Stamattina, infatti, è stata la volta dapprima dei rappresentanti istituzionali della Regione Liguria e del Comune di Genova, a seguire è programmato l’incontro con la Puglia a cui sono stati invitati il presidente della Regione e i sindaci dei comuni di Statte e Taranto. Al termine di questa fase di confronto nella prossima settimana ci sarà un momento di sintesi che vedrà coinvolti tutti i rappresentanti istituzionali per condividere l’esito dei tavoli e definire le linee su cui basare le strategie future del polo siderurgico italiano.
Il sindaco Bitetti c’è
A Roma, nonostante l’accorato appello a non presentarsi da parte delle sigle sindacali, il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, è presente e motiva così la sua decisione: «Ritengo pienamente comprensibile e legittima la linea finora adottata dalle organizzazioni sindacali. Le loro proteste rappresentano un segnale drammatico che le istituzioni non possono ignorare. Condividiamo le loro motivazioni non si può dividere nord e sud, non si può pensare ad uno spezzatino (vendita a pezzi degli stabilimenti) e non si può slegare il tavolo. Pertanto sono a Roma in primis per dare voce a queste preoccupazioni e per sostenere una soluzione che tuteli lavoratori, ambiente, salute e il futuro della città».
Il sindaco di Taranto si reca a Roma per aprire un nuovo capitolo della vicenda ex Ilva: «Intendo chiedere al ministro Urso di fornirci un quadro puntale e trasparente degli investimenti destinati a Taranto e relativamente ai posti di lavoro, che certamente andranno perduti, devono essere compensati con nuove iniziative produttive. Inoltre è mia intenzione proporre un Tavolo Taranto stabile sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Consiglio di fabbrica
Intanto ieri si è riunito il consiglio di fabbrica con Rsu di Acciaierie d’Italia, Ilva in As e Appalto per programmare ulteriori iniziative di mobilitazione se non dovesse giungere alcuna convocazione a Palazzo Chigi. Nelle prossime ore i sindacati di categoria hanno annunciato l’invio di una richiesta formale alle istituzioni locali e regionali per un incontro fissato martedì 9 dicembre alle 10 nello stabilimento tarantino per capire come avviare la decarbonizzazione iniziando dalla garanzia della continuità produttiva degli stabilimenti sul gruppo siderurgico.
Inoltre unitariamente i sindacati ribadiscono al ministro Urso che non hanno mai chiesto di mantenere l’amministrazione straordinaria ma sempre hanno rivendicato l’intervento pubblico.
