Saranno i giudici amministrativi di Lecce a dirimere al questione dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, lo scorso luglio. L’autorizzazione è sta, infatti, impugnata al Tar di Lecce da sette associazioni (Medici per l’ambiente Isde Italia, Genitori Tarantini, Giustizia per Taranto, Peacelink, Ambiente e Salute per Taranto, Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, Lavoratori metalmeccanici organizzati) per evitare che lo stabilimento continui a produrre inquinando. Ma soprattutto si chiede ai giudici amministrativi sia sulla illegittimità dell’Aia, sia sulla incostituzionalità dei «salva Ilva».
Da parte dei sette firmatari del ricorso «si contesta sia la legittimità dell’Aia sia la sua adeguatezza al contesto di Taranto, qualificato dall’Onu “zona di sacrificio” e “peso sulla coscienza collettiva dell’umanità”, a causa proprio delle attività di combustione fossile presenti sul suo territorio».
Nello specifico, «il ricorso si basa sulla constatazione che quella impugnata è la prima Aia di un’industria italiana fossile, adottata dopo che, in Europa, è stata riconosciuta ufficialmente la situazione di emergenza climatica e ambientale, dichiarata espressamente anche dalla Regione Puglia sin dal 2019».
La questione
L’Autorizzazione integrata ambientale, valida per 12 anni, prevede la prosecuzione dell’attività siderurgica dell’ex Ilva con una produzione di acciaio di 6 milioni di tonnellate anno con gli altiforni, ma secondo i ricorrenti non sarebbe possibile più autorizzare perché, nel frattempo proprio «le dichiarazioni di emergenza climatica e ambientale hanno fatto maturare una serie di novità specificamente riferite ai tempi e modi di decarbonizzazione e dunque di abbandono della combustione fossile, al fine di rispettare sia i cicli naturali di funzionamento dell’integrità ambientale sia la tutela intergenerazionale della salute, da quei cicli dipendente».
Presupposti che sono stati presi in considerazione, negli ultimi due anni, «in importanti decisioni di tribunali e corti internazionali, sovranazionali europee, e italiane, a partire, in particolare, dalla Corte europea dei diritti umani».
I requisiti
Tra l’altro, evidenziano i ricorrenti, «anche per l’Italia sono stati individuato i requisiti necessari da possedere, da parte dello Stato, prima di adottare singole misure sul mantenimento della produzione a combustione fossile o di decarbonizzazione rispetto agli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi del 2015». Per le sette associazioni «l’Italia è totalmente sprovvista di questi criteri necessari», da qui la conclusione: «L’Aia è illegittima e inadeguata perché il Codice dell’Ambiente impone di tener conto dei nuovi scenari, così come lo richiede pure il diritto dell’Unione europea, alla luce della sentenza della Corte di Giustizia del giugno 2024, riferita proprio all’installazione di Taranto».
Le illegittimità
Nel ricorso viene spiegato che l’Aia è stata impugnata con riferimento a sei «profili di illegittimità». Si tratta in particolare «del mancato rispetto dei requisiti necessari all’esercizio del potere di decisione sulla decarbonizzazione, stabilito dalla Corte europea dei diritti umani; l’erronea rappresentazione dei fatti dell’emergenza climatica e ambientale (dichiarata anche in Puglia dal 2019), per di più in assenza dell’analisi dei rischi e benefici a base del principio di prevenzione su tale emergenza; la totale violazione dei contenuti vincolanti, indicati dalla Corte di giustizia Ue proprio per l’Ilva di Taranto».
Inoltre si contesta «l’elusione delle cosiddette Bat, ovvero delle migliori tecniche disponibili di tutela ambientale e della salute; la mancata partecipazione effettiva del pubblico tarantino alle decisioni del Governo, in violazione del diritto europeo e della Convenzione di Aarhus; la conseguente violazione del Codice dell’Ambiente. Inoltre, per la prima volta è stata eccepita anche la questione di legittimità costituzionale dei cosiddetti “decreti salva Ilva” in ragione della riforma del 2022, che ha introdotto l’obbligo di tutela dell’ambiente e della salute in prospettiva intergenerazionale.