A Taranto e Statte, le due realtà più vicine alla zona industriale in cui c’è anche l’ex Ilva, il 50 per cento in più di casi di disturbo autistico rispetto al resto della provincia ionica e a quella di Lecce. Il dato emerge dallo studio ecologico Nature elaborato da un gruppo di medici confrontando il numero di bambini e ragazzi nella fascia 6-18 anni con diagnosi e sostegno a scuola tra Taranto e Statte, nel sito di interesse nazionale e gli altri comuni ionici. Se in provincia di Taranto i casi sono 344 su 70mila (il 4,9 per mille), il dato a Statte e Taranto sale a 6,1 per mille. Numeri ancora più grandi se si considera la fascia 6-11 anni. «Una differenza statisticamente significativa», commenta Luca Ronfani, epidemiologo e autore dello studio insieme ad Alessia Servedio. Per Ronfani «i primi mille giorni di vita sono i più delicati, gli organi non sono in grado di difendersi da esposizione a inquinanti».
Lo studio
I numeri sono stati illustrati l’altra sera al Senato da Mario Turco, un ex bambino del quartiere Tamburi, il più vicino all’acciaieria, oggi senatore del M5s, dalla pediatra Annamaria Moschetti e dalla dirigente di Neuropsichiatria infantile dell’Asl di Taranto Anna Dellarosa. Per Turco i numeri confermano «l’impatto devastante che l’inquinamento ha in materia di disturbi dello spettro a Taranto, ritenuta dall’Onu città di sacrificio». Il senatore ha fortemente criticato il progetto del governo sull’ex Ilva, basato su uno schema industriale ed economico vecchio che prevede la riaccensione di 4 forni a carbone e la produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. Per Turco, impegnato insieme ai suoi colleghi ad un decreto sul tema autismo, «è ora di fermare tutte le fonti inquinanti a Taranto».
L’impatto degli inquinanti
La dottoressa Moschetti ha citato diversi studi internazionali che approfondiscono l’impatto di inquinamento e sostanze tossiche sullo sviluppo neurologico. «Uno studio americano su donne in gravidanza vicino a siti industriali e a contatto con piombo, arsenico e mercurio conferma che molti bimbi nascono autistici», ha detto la pediatra che già nel 2011 chiese di controllare sangue e urine delle mamme tarantine, trovando metalli e diossine in eccesso rispetto alle donne residenti in provincia. Ed altri studi confermano che nei quartieri più vicini alla zona industriale si registrano problemi neurologici, comportamentali e di concentrazione. Dellarosa ha ricordato la crescente attenzione sull’autismo e l’impegno del suo dipartimento nelle diagnosi precoci «ma ancora oggi – ha detto – non esiste un sistema di rilevazione nazionale dei dati».