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È un momento d’oro per l’acciaio. L’ex Ilva però resta ferma al palo

Per la produzione dell’acciaio il 2021 è stato l’anno del rimbalzo.

Dopo il 2019, in cui si parlava di eccesso di capacità produttiva rispetto alle reali esigenze del mercato, nessuno avrebbe mai sperato in una crescita tale in così poco tempo.
Oggi, rispetto ai mesi pre pandemia, la situazione è completamente ribaltata, l’industria fatica a soddisfare una richiesta frenata solo dall‘escalation dei costi dell’energia.
Secondo quanto comunicato da Siderweb, il SiderIndex (l’indice che condensa l’andamento delle quotazioni dei prodotti finiti in acciaio al carbonio in Italia) nel confronto tra le medie annue 2020-2021 mostra una crescita significativa di oltre il 124% mentre lo Scrap Index (l’indice che condensa l’andamento del rottame di acciaio al carbonio in Italia, la principale materia prima per la siderurgia nazionale) è salito a 435,95 euro la tonnellata (+6,23%). È il livello più alto dell’ultimo quadrimestre.
L’indice si conferma in crescita (+71%) anche nel confronto con le medie dell’ultimo biennio.
È stata la domanda di merce ed articoli a generare il prezzo dell’offerta dell’acciaio. Infatti in Italia «la curva dei prezzi dei prodotti finiti ha cominciato a salire prima rispetto a quella delle materie prime, a inizio settembre 2020. In questi mesi l’alto numero delle richieste ne ha determinato la quotazione– spiega Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio studi Siderweb.
Nel 2021 i colossi della siderurgia hanno chiuso i bilanci con utili da record. AncelorMittal vanta una chiusura anno, escludendo l’impianto pugliese, con 15 miliardi di utili.
Una vera festa alla quale l’ex Ilva, attualmente a maggioranza del Mittal, non potrà partecipare. La carenza di liquidità non le permetterebbe di sfruttare a pieno il boom della domanda.
Una situazione particolare soprattutto se si considera l’aumento vertiginoso del costo dei Coils, prodotto base realizzato soprattutto a Taranto, partito a giugno 2020 a 385 €/ton, minimo storico degli ultimi 5 anni, e arrivato in 12 mesi a costare 1160€/ton. Un rincaro che si è triplicato in un solo anno, nonostante sia stato registrato un aumento, seppur marginale, dei costi anche nelle materie prime.
Alla fine dei giochi l’anno è stato positivo per i produttori di acciaio, poiché hanno potuto usufruire di una maggiore domanda associata ai maggiori margini di guadagno.
Le prospettive di crescita per la siderurgia europea e italiana sono buone: ci si aspetta la spinta positiva dei fondi del Pnrr.
In generale, infatti, la componente degli investimenti del Pil richiederanno molto acciaio. Le attese ci sono, tuttavia, dal punto di vista dei volumi di produzione, ci sono alcuni punti di domanda che vanno chiariti.
Ad esempio il settore automobilistico, principale committente di acciaio, è in difficoltà.
La produzione sembra essere calata a causa della mancanza di componenti e dall’incertezza data dal futuro dei combustibili fossili nel settore. Nello specifico il passaggio all’elettrico richiederebbe meno interventi siderurgici per la produzione di pezzi e, dunque, meno domanda.

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