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Da Taranto al Corno d’Africa per curare i bimbi malati: «Il miglior regalo per i 50 anni»

Alle sorgenti del bene ciascuno può arrivare in qualsiasi momento della vita. Non vi è un’età prestabilita o forse sì, ma in ogni caso quando le si scopre qualcosa, inevitabilmente, cambia. Luca Labianca, ortopedico di Taranto con grande esperienza nel mondo sport e del calcio in particolare, non ha pensato più di tanto a trasferire…

Alle sorgenti del bene ciascuno può arrivare in qualsiasi momento della vita. Non vi è un’età prestabilita o forse sì, ma in ogni caso quando le si scopre qualcosa, inevitabilmente, cambia. Luca Labianca, ortopedico di Taranto con grande esperienza nel mondo sport e del calcio in particolare, non ha pensato più di tanto a trasferire dall’armadio a una capiente valigia quel che basta per salire su un aereo e atterrare in Eritrea, nel Corno d’Africa. La destinazione è Asmara, capitale di uno Stato bagnato in parte dal Mar Rosso e indipendente dall’Etiopia soltanto dal 1993. Asmara poggia su un altopiano a 2350 metri sul livello del mare e sulle sue strade convoglia circa 900.000 abitanti, più o meno un quarto dell’intera comunità.

Il profilo

L’ortopedico tarantino è sul posto da qualche giorno per mettere al servizio della comunica locale tutta l’enorme competenza di cui dispone. Autore di diversi libri e pubblicazioni scientifiche, Labianca è infatti dal 2006 medico Figc al seguito delle squadre nazionali, dal 2007 afferente all’unità di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Patologie Neuromuscolari presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma e dal 2019 dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia presso Sant’Andrea-Università La Sapienza di Roma.

Il progetto

A dargli l’opportunità di cambiare continente per una giusta causa è stata una cooperazione internazionale anglo-italiana di ortopedia chirurgica pediatrica. Il progetto, che si struttura attraverso la formula del “cura e insegna” (cure&teach in inglese), è varato dalla associazione “Annulliamo la distanza”, che nasce a Firenze nel 1997. L’obiettivo è insegnare ai medici eritrei come gestire alcune situazioni nel miglior modo possibile, accrescendone la preparazione. Potrebbe sembrare una granello di sabbia nel deserto, eppure con costanza si possono apportare trasformazioni favorevoli e durature. Solitamente il progetto si sviluppa in quattro appuntamenti all’anno, che per il 2025 hanno al centro dell’attenzione la displasia dell’anca e le fratture non trattate o trattate con esiti funzionalmente non corretti di neonati e bambini. Il medico tarantino è in Eritrea assieme a cinque ortopedici e quattro anestesisti pediatrici con il fondamentale supporto di pediatri e internisti, per quanto riguarda la parte italiana del progetto. Il coordinatore è il chirurgo ortopedico Simone Lazzeri dell’ospedale di Trento e tutti operano nell’ospedale Halibet di Asmara. Parallelamente opererà anche il gruppo di medici inglesi. A vegliare sull’equipe medica tricolore l’ambasciata italiana, imprescindibile per logistica e spostamenti sulle strade della nazione africana.

Il regalo

La genesi di questa immersione laddove ve n’è bisogno è spiegata da Labianca, che ha anche realizzato il vecchio sogno di un’esperienza in Africa: «L’anno scorso, proprio nel giorno del mio 49esimo compleanno – racconta Labianca con evidente emozione – riflettevo su come potessi avvicinarmi alla fatidica data dei 50, che cadrà a novembre e mi sono perciò imbattuto nel progetto “Annulliamo la distanza” di chirurgia ortopedica pediatrica in Eritrea. Sembrava fosse fatto apposta per me». Nulla di più facile e difficile allo stesso tempo, basta volerlo: «Con l’idea di dare seguito al mio desiderio, mi sono subito messo in contatto con loro per propormi. Adesso – prosegue – sono parte di questo fantastico gruppo, che ha già una grande esperienza, perché in Eritrea opera da diverso tempo». La Onlus “Annulliamo la distanza”, infatti, è sul posto con ben otto progetti. L’equipe medica italiana sarà messa a dura prova da un’attività particolarmente densa di lavoro: «In questa occasione saremo in prima linea con giornate di ambulatorio, di formazione dei colleghi eritrei e, tutti i giorni, di sala operatoria». Infatti sono attesi centinaia di pazienti in visita, che hanno necessità non più procrastinabili. Tutte le operazioni saranno effettuate utilizzando ciò che negli anni è stato creato sul posto e con materiale inviato dall’Italia: «Portiamo con noi – conclude Labianca – materiale utile che qui non c’è, oltre a magliette di calcio per i bambini che sognano nelle strade polverose i campioni del pallone. Con noi portiamo anche occhiali da vista riciclati e questo mi ha colpito molto. I vecchi occhiali, che solitamente restano nei nostri cassetti, per loro diventano una risorsa. Meglio una correzione parziale che nessuna. È un mondo che sembra cosi lontano da noi, eppure non lo è: fa parte di questo pianeta e dovremmo sentire l’obbligo di prenderci cura di chi è rimasto così indietro ed è felice semplicemente indossando con una maglietta dismessa e un paio di occhiali per noi inutilizzabili. È una sfida bellissima e che mi cambierà senz’altro profondamente».

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