Dopo la dura presa di posizione dei sindacati dei metalmeccanici che non hanno digerito il piano presentato dal Governo per risanare la vertenza ex Ilva, un ciclo corto di quattro anni e il massiccio ricorso alla cassa integrazione, è giunta la convocazione a Palazzo Chigi, fissata per il 18 novembre alle 15, con una delegazione del Governo per riprendere il tavolo di confronto sulle prospettive occupazionali dei lavoratori dell’ex Ilva.
L’accusa di Urso
«La crisi della fabbrica di Taranto è stata aggravata dal sequestro chiesto dalla procura tarantina» è quanto ha rilevato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso delle interrogazioni a risposta immediata alla Camera. Urso spiega: «una situazione che ha costretto i commissari a rivedere i piani aziendali, una crisi che risente della pesante eredità lasciata dal gruppo Mittal con quattro miliardi di danni». E aggiunge: «A questo si è aggiunto il sequestro probatorio di un altro altoforno stabilito dalla Procura di Taranto per il quale da sette mesi si attende la conclusione della perizia. Se si riuscirà a portare a compimento la decarbonizzazione l’Italia sarà il primo Paese europeo a produrre acciaio totalmente green».
Conclude il ministro: «Ecco perché a Bruxelles abbiamo chiesto una revisione della normativa a tutela di chi produce acciaio nel rispetto delle norme ambientali. Il 3 dicembre la commissione presenterà nuove misure di salvaguardia, il 10 dicembre invece sarà presentata la revisione del Cbam consentendo all’Italia di diventare all’avanguardia grazie alle riforme europee».
Le reazioni
Dal canto loro i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm nell’incontro di ieri pomeriggio tenutosi a Roma nella sede della Federazione Lavoratori Metalmeccanici hanno dichiarato «il piano proposto dal Governo non offre garanzie». Levata di scudi da parte dei segretari generali Ferdinando Uliano (Fim), Michele De Palma (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm), che nel piano presentato dal Governo non ci vedono nulla di buono, anzi le prospettive che si paventano sono disastrose.
Palombella ha dichiarato «l’obiettivo è quello di annientare lo stabilimento di Taranto e di tutti gli altri stabilimenti. Il piano presentato è un piano di morte perché muoiono i lavoratori che vanno in cassa integrazione senza nessuna prospettiva occupazionale, non si risana l’ambiente, non si risanano gli impianti e le bonifiche non saranno realizzate. Perdiamo tutti, sindacati, lavoratori, l’intera comunità. Il Governo ha gettato la spugna. Dopo l’incontro di martedì ci siamo sentiti soli e traditi».
Un piano corto, secondo i sindacati, significa che il tempo a disposizione prima della chiusura è ormai breve così Fim, Fiom e Uilm hanno annunciato assemblee nella giornata di domani e di lunedì successivamente si deciderà se ricorre a uno sciopero con manifestazione. Sui nodi della vertenza sull’ex Ilva interviene anche Antonio Decaro: «Se lo Stato non interviene Taranto rischia l’implosione.
Le manifestazioni di interesse non hanno portato a nulla, le precedenti gestioni non hanno portato la decarbonizzazione, la città deve essere liberata dal ricatto occupazionale, non deve più essere costretta a dover scegliere tra salute e lavoro». Anche il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, interviene sull’argomento: «l’annuncio della massiccia cassa integrazione è preoccupante ma al contempo fa presagire la disponibilità del Governo ad affrontare tutte le questioni con ulteriori approfondimenti per trovare un punto di convergenza».