Due libri in due anni, la giornalista tarantina Valentina Petrini è in libreria con il nuovo racconto-inchiesta “Il cielo oltre le polveri. Storie, tragedie e menzogne sull’Ilva”.
Valentina Petrini, ti si conosce da sempre impegnata sul tema inquinamento e salute. Questo è un libro summa?
«Quando l’editore Solferino mi ha invitata a lavorare a questo progetto, qualche anno fa, avevo pensato a un libro tecnico, di inchiesta pura. Ringrazio l’editor Michela Gaglio che, da non tarantina estranea alla storia, mi ha accompagnata nel mescolare linguaggi diversi. Il taglio saggistico con la mole di documenti, atti parlamentari e testimonianze si sommano alla narrativa, alla mia storia personale e alle molte storie di altri che hanno scelto di mettersi a nudo. È stata una gestazione faticosa. D’altra parte ho iniziato a indagare sulla vicenda Ilva dal 2008».
La prima volta è stata con la video inchiesta per LA7. È nella memoria di molti. Contribuì alla denuncia sugli incidenti mortali all’interno della fabbrica.
«Anche nel 2022 dedico due capitoli al caso Zaccaria e al caso Morricella, due storie paradigmatiche di due morti scomode che potevano mettere in cattiva luce le strategie di rilancio messe in piedi dal Governo in quei due momenti chiave per la gestione delle questioni del siderurgico. La giustizia è irraggiungibile perfino da morti».
Nel libro interpelli molte voci, perché, oltre al tuo punto di vista, tratti di disinformazione e della percezione che del problema possono avere i cittadini e la collettività nazionale.
«Lo sforzo è stato considerare Taranto un luogo che potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo, lì dove sono più evidenti le contraddizioni sulla transazione ecologica. Ci sono le risorse, ma è ancora tutto fumo».
Nella battaglia per i dati, dai luce a figure poco conosciute come il dott. Leccese che già nel ‘71 prese posizione sull’emergenza. E tra gli altri incontri il prof. Roberto Lucchini…
«Lui è un nome di garanzia internazionale, uno studioso italiano alla Florida University di Miami incaricato di una ricerca, finanziata in gran parte dagli Usa, circa l’impatto dell’inquinamento sulla salute dei cittadini di Brescia e Taranto, ritenute centrali per lo studio che orienta le politiche da attuare da loro. Volevo porre all’attenzione che in altre parti del mondo il monitoraggio dello stato di salute pubblica rientra tra le priorità legislative e governative. Come mai non è una priorità italiana?».
Ci sono molte donne nel corso di questa storia, dalla pediatra Moschetti alla moglie di Morricella.
«Sì, ci sono tante donne che hanno fatto e fanno la differenza. Dalla mamma del piccolo Zaratta alla commissaria per le bonifiche Vera Corbelli. C’è anche Marta Cartabia, giudice della Corte costituzionale che sul caso Morricella ha scritto un pronunciamento veramente unico. E il gip Todisco».
Colei che firmò il sequestro dell’area a caldo nel 2012.Non aveva mai rilasciato interviste. Cosa ti aspettavi venisse fuori dalla vostra?
«Non più di quello che un profilo altissimo come il suo ha dato al libro. Non si è lasciata andare a nessuna critica onorando il suo ruolo e la sua funzione. Il processo “Ambiente Svenduto” è ancora in corso. A giugno 2021, subito dopo la sentenza di primo grado, ha scelto me per rompere il silenzio. È stata una conquista professionale. Le sue riflessioni “in punta di Costituzione” centrano il cuore della questione, che poi è il cuore del libro: la tutela del diritto al lavoro non può prescindere dalla tutela del diritto alla salute ossia della vita umana. Lei si è posta la domanda delle domande, qual è il bilanciamento tra i posti di lavoro e la percentuale di popolazione sacrificabile?».
Ti senti sola in questo racconto?
«Mettendo insieme le persone che hanno ben chiara l’importanza di questa sfida anche fuori dall’Italia, siamo tantissimi. Se c’è una cosa che mi spaventa, non sono le critiche ma l’indifferenza e il silenzio».
Nel titolo parli di “tragedie e menzogne”, non pensi siano concetti respingenti?
«Mi sono focalizzata sulle mancanze, sulle bugie, sulle norme violate, sulle promesse non mantenute. Nello scrivere segnalo ai lettori che si tratta sia di fatti che di opinioni. Come nel precedente anche in questo libro ho scelto di corredare qualsiasi informazione fornita con tutti i riferimenti e le fonti consultabili. Conoscenza è potere, dico io. Spero che attiri la curiosità di sempre più persone che vogliono capire».
Parlare dell’esposizione all’inquinamento industriale potrebbe scoraggiare il turismo e nuocere all’immagine della città?
«Per me è un modo per accelerare il percorso di risoluzione di piaghe e problematiche che non fanno altro che rallentare la realizzazione di quella alternativa economica. Da giornalista non posso, non voglio nascondere la polvere sotto il tappeto. Credo fortemente che un atto di giustizia vera può essere ottenuta solo a 360 gradi, solo con un’operazione di verità di stato, stato che ha delle responsabilità e delle colpe enormi e che nel processo in corso sembra uscire di scena, invece per me in questo libro torna protagonista».










