Mancano solo sette giorni alla chiusura del bando lanciato per la seconda volta dal ministero delle Imprese per raccogliere le manifestazioni di interesse a rilevare gli impianti del gruppo ex Ilva ed il ministro Adolfo Urso, al forum Ambrosetti di Cernobbio, promette tutto il supporto perché l’operazione abbia successo. Sono attesi piani industriali aderenti al piano di decarbonizzazione progressiva con i forni elettrici. Preso atto del “no” del sindaco Piero Bitetti alla nave rigassificatrice in porto, Urso precisa: «Gli investitori realizzeranno progetti che tengano conto della necessità di un approvvigionamento via terra».
Il ruolo dello Stato
Come il presidente di Federacciai Antonio Gozzi, per il quale «il ruolo dello Stato a Taranto può servire per garantire, magari come socio di minoranza, la transizione ma bisogna avere le idee chiare su piano industriale e soggetti coinvolti», anche Urso è scettico sulle ipotesi di nazionalizzazione. «La Costituzione non prevede la possibilità di nazionalizzare imprese siderurgiche che operano in regime di concorrenza», spiega. Mercoledì, intanto, al ministero del Lavoro nuovo tavolo con i sindacati metalmeccanici per discutere della cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva. Al momento sono poco più di tremila gli addetti che utilizzano l’ammortizzatore sociale.
Il futuro del gruppo
Per quanto finora il ministero abbia confermato l’interesse all’intero gruppo da parte di tre grandi player internazionali, gli americani di Bedrock, gli indiani di Jindal e gli azeri di Baku e tre gruppi italiani interessati all’ipotesi spezzatino, cioè a rilevare solo gli impianti del Nord, circolano voci di un passo indietro degli azeri, che comunque rappresentano il gruppo più piccolo e meno esperto nel settore. Secondo la rivista di economia Moneta, alla luce dello stato degli impianti, l’offerta degli indiani sarebbe ancora più bassa di un anno fa (pare 100 milioni di euro). v. ric.