Oggi alle 12 a Roma si dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, decidere il candidato sindaco per il centrodestra a Taranto, unico capoluogo pugliese chiamato al voto amministrativo tra poco più di due mesi dopo la sfiducia al sindaco Rinaldo Melucci. Dopo una serie di riunioni infruttuose, i vertici locali dei partiti conservatori hanno preferito mettere la decisione nelle mani dei vertici nazionali, consegnando una lista che, partita da 4, è arrivata a quasi 10 nomi. La posta in palio è alta. Dopo vent’anni di centrosinistra, il centrodestra ha, almeno sulla carta, la possibilità di tornare a governare una città snodo di vertenze nazionali, leggasi Ilva, in cui si incrociano bonifiche ambientali, il rilancio del porto ed eventi di portata enorme, come i Giochi del Mediterraneo del 2026 e sono in arrivo oltre 750 milioni di euro col Just Transition Fund. Una coalizione disunita o un candidato sbagliato, sarebbe tafazziano.
I malumori
I malesseri più forti arrivano dalla base di Fratelli d’Italia. C’è il serio rischio che il partito più forte al governo nazionale resti ostaggio di civici legati all’ex sindaco Melucci. I vertici meloniani premono perché il candidato sia espressione dei partiti di area, al di sopra di sospetti coinvolgimenti nelle passate amministrazioni. Si sono fatti i nomi di Luca Lazzaro, presidente regionale di Confagricoltura, quello del coordinatore cittadino Gianluca Mongelli (che ha ricevuto l’endorsement social dall’amico dirigente Rai Angelo Mellone), mentre Forza Italia ha proposto il consigliere regionale Massimiliano Di Cuia. È invece la proposta della Lega, che però alle amministrative tarantine si presenta col simbolo “Prima Taranto”, insieme a forze civiche tra cui alcuni ex melucciani, a proporre la candidatura dell’avvocato Francesco Tacente, presidente del consorzio di trasporto pubblico della Provincia. Nominato da Gugliotti (centrodestra), ma confermato da Melucci. «Lo ha fatto per meriti sul campo, non certo per affinità politiche», taglia corto l’interessato. Sul suo nome, tuttavia, non c’è accordo con FdI.
Le forze civiche
L’impressione è che i partiti tradizionali non vogliano affrontare la sfida senza il civismo. Le tornate amministrative hanno bisogno di portatori di voti ma c’è anche il rischio “cavallo di Troia”, cioé che ex consiglieri, candidati “forti” o che ricoprono posizioni in cda pubblici importanti vengano eletti col centrodestra pur avendo fatto parte dell’altro schieramento fino a poco tempo prima, lasciando un pugno di mosche ai portatori di acqua dei partiti tradizionali. Il centrodestra locale commise lo stesso errore nel 2022 quando contro Melucci, sindaco caduto per le dimissioni di suoi consiglieri di maggioranza, candidò l’ex segretario cittadino del Pd Walter Musillo (ora in Svolta liberale).