Carichi di lavoro insopportabili, fuga degli infermieri e ora anche ritardi nelle retribuzioni. Non si risolve la crisi della Cittadella della Carità. Ieri dall’assemblea convocata dalla Cgil è partita una lettera al vescovo Ciro Miniero per chiedere di non far morire la struttura sanitaria che fu fiore all’occhiello dell’offerta ionica, «sarebbe uno sfregio all’identità e al futuro di questo territorio», scrivono Franco di Pilato e Cosimo Sardelli di Fp Cgil che chiedono un incontro urgente per affrontare la questione, nella speranza che la struttura rinasca a nuova vita. Sono circa 150 le famiglie dei dipendenti che attendono di conoscere il futuro della struttura, gravata da pesanti debiti gestionali.
La procedura
Del caso Cittadella si sta occupando la task force regionale per l’occupazione guidata da Leo Caroli. Il caso, nel frattempo, è finito in tribunale con un piano di concordato che però non convince i sindacati, visto che da tre mesi anche la puntualità dei pagamenti è venuta meno. Il 24 ottobre scorso l’ultimo incontro sindacale in Cittadella con l’amara constatazione che sono scaduti i termini per le misure protettive per bloccare le azioni dei creditori.
Da qui la richiesta al giudice per definire i per i pignoramenti. Quel che manca, secondo i sindacati, è un vero e proprio piano di risanamento. I tempi lunghi della procedura in corso contrastano con quelli di mercato e nel frattempo la struttura perde di giorno in giorno anche la capacità organizzativa del lavoro, lasciando nello sconforto i dipendenti.
Anche i grandi gruppi del settore che nel recente passato si erano fatti avanti, si sono poi tirati indietro per la complessità della vicenda. «A causa dell’incertezza il personale è stanco e demotivato. Chi può, va via», dicono i sindacalisti, che ora sperano in un intervento della Curia locale, almeno per fare chiarezza sul futuro della struttura sociosanitaria fortemente voluta a metà degli anni Ottanta dall’arcivescovo Guglielmo Motolese al quartiere Paolo VI.