Trattativa Baritech, i dubbi sulla cordata: «Siamo stati presi in giro»

«Sindacati, lavoratori e Regione Puglia: siamo stati tutti presi in giro, di nuovo». È sorpreso e sconcertato Leo Caroli, presidente della task force regionale sull’occupazione, dell’ennesimo colpo di scena che riguarda la vertenza Baritech, la cui cessione è stata bloccata a causa di presunti guasti riscontrati sui macchinari che dovevano essere ceduti insieme allo stabilimento e ai 115 lavoratori. All’appello manca anche un chilometro e mezzo di rame rubato che sarebbe servito a rimettere in funzione le attrezzature. Una prima presa in giro, secondo sindacati e istituzioni, sarebbe arrivata dalla stessa Baritech che, per una presunta speculazione immobiliare, avrebbe venduto a Conserva solo il capannone, venendo meno all’impegno di cedere l’impianto a patto di una reindustrializzazione. La seconda presa in giro verrebbe invece dalla mancata finalizzazione della seconda proposta, un’offerta vincolante presentata da una cordata di industriali capeggiata dalla Arborio Srl, società bresciana che spazia dal settore immobiliare a quello tessile.

Tale offerta prevedeva la cessione di un ramo di azienda di Baritech, comprendendo l’intero compendio immobiliare, i macchinari e gli oltre 110 lavoratori in organico. Il compratore, con il pretesto di aver trovato i macchinari guasti, ha fatto sapere che si sarebbe tirato indietro: «È chiaro che ci si sente presi in giro» dice Caroli, che aggiunge: «Ci sentiamo presi in giro perché non si capisce quale sia la ratio di questa operazione».

Arborio & Co. aveva proposto 4 milioni e 100mila euro per l’acquisizione del ramo d’azienda. Il nuovo acquirente, però, avrebbe pagato questa somma in modo diverso rispetto a Conserva (che si era impegnata a garantire gli stessi soldi ma in un’unica soluzione e senza assorbire i lavoratori). La cordata del Nord, invece, non si sarebbe accollata il costo per l’accantonamento della liquidazione dei lavoratori, pari a circa 2 milioni e mezzo, poiché questi sarebbero diventati dipendenti diretti di Arborio & Co che, a sua volta, avrebbe risparmiato tale somma, dovendo pagare solo i restanti 1,6 milioni. Inoltre, se i macchinari fossero stati funzionanti e produttivi, avrebbero portato al compratore, grazie alla misura governativa Industria 4.0, una “dote” di credito di imposta pari a 1,5 milioni, somma che sarebbe stata poi sottratta al milione e 600mila euro che rimaneva da versare a Baritech.

In questo modo l’azienda barese sarebbe costata alla cordata bresciana solo 100mila euro. Se la trattativa dovesse saltare, essendo stata presentata un’offerta vincolante, la cordata guidata dalla Arborio dovrà pagare la penale di 500mila euro. «Siamo a un punto complicato: quando tutto sembrava risolversi nel migliore dei modi, è subentrato l’ennesimo colpo di scena», commenta Caroli, che aggiunge: «Quando in un processo di reindustrializzazione si susseguono questi imprevisti, non è mai cosa buona». La trattativa, al momento, è ancora in piedi perché la rottura non è stata ancora formalizzata.


Delusioni e arrabbiati sindacati e lavoratori: «Siamo tutti molto preoccupati – dice Pino Anaclerio, segretario provinciale Femca Cisl -. La prossima scadenza potrebbe infatti essere l’ultima: il lume di speranza è diventato un lumicino. Ciò che mi fa riflettere è che una società come quella che si è proposta di acquisire Baritech non perde tempo su questi particolari e spero che queste problematiche vengano quanto prima chiarite e risolte». I tempi sono stretti. Entro fine mese, per forza di cose, il caso Baritech dovrà chiudersi, anche e soprattutto perché il prossimo 31 gennaio scade la cassa integrazione per i 115 lavoratori e, come già dichiarato dalla proprietà di Baritech, questa non verrà rinnovata. Dalla task force in Regione fanno sapere che, entro giovedì 26, dovrà necessariamente tenersi un altro incontro che, nelle intenzioni, dovrebbe essere quello risolutivo. Come andrà a finire tutta questa storia? Per Caroli «Baritech sarà reindustrializzata. Nei prossimi giorni sarà più chiaro se davvero questi signori sono ancora in campo o meno. Né i lavoratori né Regione Puglia consentiremo mai una nuova speculazione immobiliare: sarebbe inaccettabile», conclude Caroli.

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