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Taranto riprova a dare fiducia al Governo: «Accordo di programma sul futuro dell’ex Ilva»

Primo importante confronto tra governo, enti locali, sindacati e azienda sul futuro dello stabilimento siderurgico ex Ilva, gestito da Acciaierie d’Italia. Nel giorno in cui i lavoratori scioperano e i sindacati portano la protesta nella capitale, davanti al ministero delle Imprese dove si tiene l’incontro dei leader col ministro Adolfo Urso, passa la linea del…

Primo importante confronto tra governo, enti locali, sindacati e azienda sul futuro dello stabilimento siderurgico ex Ilva, gestito da Acciaierie d’Italia.

Nel giorno in cui i lavoratori scioperano e i sindacati portano la protesta nella capitale, davanti al ministero delle Imprese dove si tiene l’incontro dei leader col ministro Adolfo Urso, passa la linea del confronto permanente proposta dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

«Nelle parole del ministro abbiamo riscontrato ampia sintonia con la nostra visione e il fatto che abbia accolto la prospettiva di un accordo di programma, che noi chiediamo dal 2018, rende quella di oggi una data storica», ha detto Melucci, collegato in video col vertice al Mimit, così come il governatore Michele Emiliano.

«Senza questo passaggio, senza accordo e piano nazionale della siderurgia, non c’è futuro per l’ex Ilva. Vogliamo credere che il governo rispetterà gli impegni assunti, siamo pronti a dare il nostro apporto e a sorvegliare gli interessi primari della comunità». Melucci ha inviato al ministro Urso una dettagliata relazione che definisce il percorso che «l’intera comunità vuole compiere in relazione al rapporto con la grande industria».

Anche il ministro Urso, al termine dell’incontro, ha parlato di «un buon inizio», riferendo che il tavolo sul siderurgico «sarà permanente e accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale di tutto il sito, con la finalità di siglare un accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area di Taranto con la portualità, la logistica, altri insediamenti industriali». Non sono mancate, però, stoccate da parte del primo cittadino ai sindacati. «Spiace registrare – ha detto – che ancora una parte del sindacato è ancorata a vecchie logiche rispetto alla definizione del percorso dello stabilimento siderurgico».

I sindacati, invece, sembrano aver definitivamente perso fiducia nell’attuale management. «Se lo Stato mette da domani mattina 680 milioni in Acciaierie d’Italia deve aumentare la produzione e ridurre la cassa integrazione», ha detto Roberto Benaglia, segretario generale di Fim Cisl. Il segretario nazionale Valerio D’Alò ha aggiunto che «il principale obiettivo è la fabbrica decarbonizzata». Per Fim Cisl la fabbrica non va nazionalizzata, mentre sono per la statalizzazione le altre sigle sindacali.

Per Francesco Brigati, segretario a Taranto della Fiom Cgil, «ArcelorMittal non è idonea per una trasformazione di quella fabbrica. Ha procurato solo cassa integrazione e licenziamenti e nulla di buono dal punto di vista ambientale».

Per Usb, «la crisi può essere risolta solo riaffermando il ruolo pubblico. Le vertenze aperte sono la rappresentazione di un quadro in cui l’assenza di una forte regia del pubblico ha permesso il depauperamento del quadro industriale del nostro Paese». Caustico anche Rocco Palombella della Uilm. «Ogni volta che hanno rinegoziato, hanno sempre tolto qualcosa alle città, ai lavoratori, e noi aspettiamo di sapere come intendono risolvere un problema ormai drammatico che coinvolge famiglie, persone e un’intera comunità. I 400 milioni versati dallo Stato in Acciaierie d’Italia sono stati gettati, ora lo Stato prenda il controllo della situazione». L’azienda ha comunicato che nello stabilimento di Taranto non si sono verificate fermate degli impianti produttivi a causa dello sciopero.

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