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Taranto, l’ex Ilva è ferma: mai successo in 63 anni. Presto l’incontro tra il commissario e i sindacati

Non inizia proprio sotto i migliori auspici l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, la decotta società mista pubblico-privata che ha gestito per circa quattro anni gli impianti siderurgici ex Ilva. Il commissario nominato al governo, Giancarlo Quaranta, già direttore dello stabilimento di Taranto con una grande esperienza sugli impianti, eredita una fabbrica spenta integralmente per la…

Non inizia proprio sotto i migliori auspici l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, la decotta società mista pubblico-privata che ha gestito per circa quattro anni gli impianti siderurgici ex Ilva.

Il commissario nominato al governo, Giancarlo Quaranta, già direttore dello stabilimento di Taranto con una grande esperienza sugli impianti, eredita una fabbrica spenta integralmente per la prima volta dal suo avvio nei primi anni Sessanta.

L’azienda ha infatti comunicato che l’unico altoforno rimasto in attività, il numero 4, dovrà essere bloccato per circa 24 ore. Manutenzioni, poi, sono previste anche al piano tubiere e al campo di colata. Intanto è tutto pronto per il passaggio di consegne tra l’amministratrice delegata di Acciaierie Lucia Morselli e il commissario straordinario Quaranta.

«Benché non si sia ricevuta alcuna comunicazione formale in merito, stante la dichiarata efficacia immediata del provvedimento, ci attendiamo un contatto con la massima urgenza per dare corso ad un sollecito passaggio di consegne. Preghiamo, con l’occasione, di chiarire le sorti delle altre società operative del gruppo, la cui attività è ancillare rispetto a quella di Acciaierie d’Italia spa», ha scritto Morselli in una lettera al commissario.

Prima mossa del commissario Quaranta, durante una riunione al ministero per le Imprese, è stata quella di chiedere al ministro Adolfo Urso l’estensione dell’amministrazione straordinaria a tutte le società operative del gruppo, tra cui quella che si occupa di servizi marittimi e quella che gestisce la centrale elettrica della fabbrica.

Urso, che poco prima ha aggiornato il Consiglio dei ministri sugli sviluppi del dossier, ha invitato il commissario straordinario di AdI Quaranta a convocare rapidamente i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni dell’indotto dell’ex Ilva per ricucire i rapporti sociali che finora sono mancati, fondamentali per l’immediato rilancio produttivo della società. Urso avrebbe inoltre posto l’accento sulla valorizzazione dei rapporti con le imprese infragruppo, con particolare evidenza su Sanac, azienda oggi in crisi causata unicamente dalla cesura delle relazioni con AdI.

Allo stesso tempo i leader dei sindacati metalmeccanici hanno chiesto un incontro al commissario Quaranta «per poter continuare il confronto già avviato a Palazzo Chigi e per condividere tutte le soluzioni mirate alla continuità aziendale ed al rilancio produttivo e occupazionale». Resta la grana delle aziende dell’indotto, rimaste senza pagamenti per circa 140 milioni di euro. «La ripresa produttiva dello stabilimento potrà avvenire solo quando sarà risolta la vertenza che riguarda le imprese dell’appalto ex Ilva. Non assisteremo impassibili al nostro fallimento mentre l’azienda contatta altre aziende giacché noi ci siamo fermati» spiega Aigi, associazione che raduna le imprese dell’indotto.

Le aziende chiedono di poter tornare a lavorare e ad investire in uno stabilimento che ricominci a produrre in chiave ecocompatibile «perché non è possibile pensare che per risolvere il problema Taranto sia sufficiente investire dieci milioni di euro per finanziare la cassa integrazione».

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