Sciopero all’ex Ilva di Taranto, i sindacati: «Basta promesse. Si disinneschi il rischio di una bomba sociale»

«Da quella fabbrica partirà l’ennesimo grido di allarme per rivendicare soluzioni che garantiscano la ripresa sostenibile del ciclo produttivo siderurgico con un serio, concreto progetto industriale e occupazionale. Una transizione quantomeno da iniziare e non solo da annunciare».

Così i segretari generali della Cgil, Giovanni D’Arcangelo, della Cisl, Gianfranco Solazzo, e della Uilm di Taranto, Pietro Pallini, annunciano il proprio sostegno allo sciopero proclamato per il prossimo 28 settembre nello stabilimento di Acciaierie d’Italia del capoluogo ionico dalla federazioni dei metalmeccanici, degli edili, degli elettrici, dei chimici, dei trasporti, dei servizi e della somministrazione del lavoro.

I sindacati dicono “basta” alla «reiterazione di promesse mai realizzate. Servono azioni immediate e concrete che disinneschino i rischi di una bomba sociale pronta sempre ad esplodere e con conseguenze devastanti ed imprevedibili per tutto il Paese», scrivono in una nota.

Cgil, Cisl e Uil di Taranto «richiamano l’attenzione delle Istituzioni ad ogni livello. Lentamente, l’industria e la manifattura scompaiono e rendono sempre più deserto il tessuto industriale. Ipotesi di reindustrializzazione tra le più fantasiose, contrapposizioni continue tra varie fazioni, un dibattito politico che ha teorizzato una decarbonizzazione mai realmente programmata e iniziata».

Serve, concludono, «la riapertura di un dialogo sociale che dia corso a quel modello industriale sostenibile considerando la grande mole di risorse pubbliche finalizzate agli investimenti, il Pnrr, il Just transition fund, i fondi della Coesione sociale. Risorse pubbliche finalizzate agli investimenti sulla transizione e non come forma per soluzioni di breve periodo».

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