Chiarezza sul futuro della Banca Popolare di Bari e confronto sulle rivendicazioni del personale da tre anni sottoposto ad un pesante risanamento economico. Sono questi gli obiettivi del primo storico sciopero che si terrà questa mattina nelle sedi di Bari e Teramo. Coinvolti i 2187 dipendenti della Popolare che conta 217 filiali dal centro al sud.
I sindacati hanno proclamato la giornata di sciopero dopo mesi di muro contro muro con i vertici di Medio Credito Centrale che controlla la Banca e l’Abi, il sindacato italiano delle banche. La trattativa s’è interrotta pochi giorni fa al termine di una riunione di oltre cinque ore in cui l’Ad di banca Popolare ha illustrato il piano industriale del 2023.
Un documento che disegna uno scenario più confortante con la previsione di un utile di esercizio dopo il “meno 43 milioni” di perdita del 2022. Di qui le rivendicazioni dei sindacati con la richiesta di intervento su cinque punti che riguardano la gestione del personale. L’unico settore della Banca che dal piano di risanamento avviato nel 2020 ha sopportato i maggiori sacrifici subendo un taglio del 60% sul monte stipendi. Partendo da questo dato, le parti sociali hanno chiesto di alleggerire l’applicazione del contratto di solidarietà che preleva circa 200 euro al mese in busta paga (12 milioni di euro l’anno), tagliando giornate lavorative.
A seguire, l’aumento del contributo del fondo pensionistico integrativo fino al 5% dello stipendio innalzando l’attuale percentuale del 2%. Ancora, la rivisitazione del welfare aziendale con l’aumento del ticket mensa e la riduzione del tasso sui mutui concessi al personale. I vertici della banca hanno aperto su un solo punto, i buoni pasto, offrendo 7 euro al posto dei 5 euro e 30 centesimi attuali. Una chiusura che ha indispettito i sindacati, spingendoli a proclamare il primo sciopero in 63 anni di attività della banca.
A suonare la carica il segretario Ugo Pojero della Uilca Bpp. «La Banca Popolare di Bari – sostiene – sarebbe il brutto anatroccolo del gruppo Mediocredito Centrale, e la dimostrazione sarebbe offerta dagli organici di filiali e di uffici direzionali ridotti al minimo storico. Assistiamo solo a politiche sui tagli e nessuna politica sugli investimenti. Stipendi ridotti che non sono più sostenibili nell’anno 2023. Terremo due importanti presidi a Bari e Teramo per lo sciopero del 17 aprile e saremo lì con tanti lavoratrici e lavoratori. Ci aspettiamo un cambio di atteggiamento da parte dell’azienda».
Ma i vertici della banca replicano: «Nonostante la disponibilità al dialogo, l’apertura e le proposte concrete avanzate, le sigle sindacali hanno risposto con un atteggiamento di chiusura ad ogni possibilità di interlocuzione costruttiva confermando la mobilitazione prevista per la prossima settimana».