Network Contacts, è corsa contro il tempo per salvare 280 posti di lavoro a Molfetta: l’intesa entro il 26 ottobre

Ore di angoscia per 280 lavoratori della Network contacts, azienda pugliese che si occupa di call center in outsourcing, che pochi giorni prima di Ferragosto hanno ricevuto una lettera di avvio delle procedure per licenziamento.

Le comunicazioni riguardano le sedi di Molfetta, nel Barese, dove sarebbero a rischio 226 dipendenti, e di Concorezzo, in provincia di Monza e della Brianza. Un terremoto sociale annunciato per la città di Molfetta che rischia di vivere un autunno caldissimo. Al momento non è dato sapere quali figure professionali perderanno il posto di lavoro. Un quadro angosciante considerando le cause degli esuberi generate da una serie di commesse definite “tossiche”.

In particolare quattro appalti con grosse società, fra cui Wind, Mediobanca e Regione Puglia, acquisiti a un prezzo inferiore rispetto al costo effettivo. Di qui il recesso dalle commesse e l’avvio degli esuberi che ha già scatenato i lavoratori del colosso pugliese, circa 4000 dipendenti per un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro.

Nei giorni scorsi è partita una petizione dal comitato “Lavoratori in rete” con la raccolta di ben 18mila adesioni su Internet. Una protesta concordata che ha fatto seguito al trasferimento coatto stabilito nei mesi scorsi dalla società poi scongiurato grazie alla mobilitazione dei sindacati e l’intervento della politica.

Nel frattempo è scattata la procedura di raffreddamento che per legge impone tempi stretti, 75 giorni in tutto, per scongiurare i licenziamenti. Entro il 26 ottobre le parti dovrebbero arrivare ad un’intesa attraverso due possibili opzioni. In primis un accordo fra le parti, Network Contacts e sindacati con l’utilizzo di istituti contrattuali e rinunce reciproche rispetto alle posizioni da partenza.

Se dopo 45 giorni non arriverà una schiarita la vertenza sarà girata ai tavoli istituzionali. Da un lato il governo centrale che potrebbe intervenire a modificare la legislazione sugli appalti dei call center cancellando la clausola del massimo ribasso per una categoria di lavoratori di per sé già sottopagata. In alternativa la regione Puglia potrebbe fare la sua parte attraverso la task force per la disoccupazione e l’Arpal, l’agenzia pugliese per il lavoro. Queste ultime potrebbero creare le condizioni per favorire una maggiore produttività scongiurando i licenziamenti. Una soluzione che passa da investimenti e incentivi pubblici per l’ammodernamento tecnologico, in particolare la produzione in proprio dei software utilizzati dai call center, o il ricollocamento del personale in esubero attraverso il finanziamento di corsi di formazione ad hoc.

Il ministero per il lavoro dal canto suo potrebbe intervenire per rimodulare alcune delle quattro commesse non sostenibili dalla società, ad esempio quella di Wind 3 Italia e di Mediobanca. Tuttavia si tratta di percorsi tutti in salita o che presuppongono grossi sacrifici da parte del personale a cui già nel 2019 è stato imposto una rivisitazione dei contratti con un risparmio di ben 14 milioni di euro sul costo del personale che rappresenta il 93% dei costi generali di Network Contacts.

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