«Su 49 vertenze a livello regionale, 20 tavoli di crisi sono nell’area di Bari e della Bat, un dato che delinea una condizione di fortissimo impatto sociale che potrebbe generare 5mila inoccupati nel prossimo semestre». È quanto afferma la Uil Puglia che ha organizzato, per stamattina, un sit in di protesta davanti alla sede della presidenza della Regione.
Sono circa mille i lavoratori che aderiscono ai sindacati Uilm, Uiltech, Uiltrasporti, Uiltucs e Feneal Uil, presenti sul lungomare Nazario Sauro a Bari, per la manifestazione indetta dopo l’incontro dello scorso 10 maggio con i vertici del consorzio Asi per discutere delle vertenze in atto e del futuro dei lavoratori. Incontro a cui hanno partecipato anche Cgil e Cisl e che, dicono dai sindacati, «si è concluso con un nulla di fatto».
La Città Metropolitana, spiegano dalla Uil, «fa registrare il secondo valore più elevato per numero di lavoratori coinvolti nelle crisi industriali. Se si aggiungono le aziende con contratti di solidarietà e di contenimento e riduzione orario di lavoro, il numero dei lavoratori annoverati nelle vertenze di è di 8.200 unità lavorative che arrivano a 10mila se si considera l’indotto».
Solo ad aprile 2023, evidenziano, «le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, nell’area di Bari, hanno avuto una flessione del 35% in media con 0% di utilizzo per la cassa integrazione in deroga. Al decrescere di questi numeri purtroppo registriamo un aumento di ammortizzatori sociali come la cassa integrazione per cessazione di attività (aumentata del 28%) e di transizione occupazionale che supera il 18% di utilizzo».
Ammortizzatori che, proseguono dalla Uil Puglia, «non vengono utilizzati dalle imprese per programmare e rivedere i piani industriali e le mission ma bensì per avviare un processo di smantellamento delle stesse determinando, di fatto, l’uscita dal mondo del lavoro di migliaia di cittadini baresi».
Uil Puglia chiede che per il superamento della «fragilità dell’area industriale di Bari» siano definite Zone economiche speciali (Zes) «in aree industriali ove ricadono le vertenze per stimolare la riprogrammazione delle imprese con misure di investimento pertinenti» e che vengano poste in essere «azioni di rilancio in termini di politiche attive del lavoro (non sono sufficienti 150 milioni di euro previste dal bilancio regionale)».
Il sindacato, inoltre, chiede «la ridefinizione dei volumi economici di cassa integrazione e integrazione alla stessa attingendo anche a misure economiche di carattere regionale. Stride il rifinanziamento di soli 50 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali in regime di cessazione di attività. E infine di definire l’area industriale di Bari come area di crisi industriale complessa destinando misure economiche speciali viste le intere crisi di settore e il numero importante di lavoratori coinvolti», conclude Uil Puglia in una nota.