Gli agricoltori del Metapontino non scenderanno in strada lunedì prossimo, con trattori e automezzi, come annunciato in un primo momento, ma continueranno a chiedere provvedimenti a sostegno del settore. Alla base della protesta ci sono soprattutto gli elevati costi di produzione che mettono in crisi le piccole e medie aziende e le espongono all’acquisizione da parte delle grandi.
Ieri gli agricoltori hanno annullato la manifestazione prevista per lunedì dopo che il questore di Matera ha negato loro l’autorizzazione allo svolgimento del corteo, con tanto di camion e trattori, sulla statale 106 Jonica. L’agitazione tra i piccoli contadini, però, resta. «Lavoriamo sottocosto – spiega Giuseppe Corrado, agricoltore di Nova Siri – Le politiche comunitarie hanno messo in ginocchio il nostro settore. I mercati generali hanno perso la loro funzione originaria perché esautorati dalla grande distribuzione organizzata». Nell’azienda di Corrado, dove si producono frutta e cereali, sono impiegati dieci stagionali. E il loro titolare lamenta le grosse difficoltà: «Per quanto riguarda il grano – evidenzia Corrado – il mercato è crollato. I costi di produzione sono triplicati, le sementi sono arrivate a 80 euro al quintale e il contributo Pac (Politica agricola comunitaria, ndr) si è assottigliato. Chiediamo all’Europa e al Governo di rivedere le politiche agrarie».
Stesso discorso a Scanzano Jonico, dove lavora Michele Di Tursi, titolare di una piccola azienda ortofrutticola: «Non ci sentiamo tutelati. Chi deve difendere i nostri diritti – parliamo delle grosse associazioni di categoria come Coldiretti e Cia – non lo fa come dovrebbe. Oggi le piccole e medie aziende soccombono sotto il peso del costo del gasolio, che è arrivato a un euro e 40 centesimi rispetto ai 60 centesimi del 2018, senza dimenticare il costo di fertilizzanti, fitofarmaci e del sistema di protezione della pianta. I costi di produzione sono raddoppiati, il prezzo di vendita del prodotto rimane invariato rispetto al 2018, mentre è aumentato per il consumatore. A tutto questo aggiungiamo tasse e difficoltà nel reperire manodopera». Di qui la conclusione di Di Tursi: «E così le grosse aziende comprano quelle piccole in crisi. Sta tornando il latifondo».
I problemi accomunano tutti gli agricoltori. A dividerli è la gestione della protesta. Alfredo Stigliano, piccolo imprenditore di Nova Siri che aveva promosso la manifestazione poi stoppata dalla Questura, è deciso ad andare per la propria strada: «Mi unirò alla protesta dei colleghi calabresi fino a quando, nel Metapontino, non avremo individuato una strategia condivisa».