«Manca una delle condizioni principali per poter sottoscrivere gli accordi: l’affidabilità della nostra controparte». Lo afferma Valerio D’Alò, coordinatore siderurgia della segreteria nazionale della Fim Cisl a margine dell’incontro convocato dal ministero del Lavoro che si è svolto oggi in modalità mista (in presenza e da remoto) per l’esame congiunto della procedura di cassa integrazione straordinaria in deroga chiesta dall’azienda per un massimo di 2.500 lavoratori dello stabilimento di Taranto a partire dal 20 giugno.
«Sono ancora marcate le distanze tra le parti sulla possibilità di ottenere un’intesa circa la nuova cigs in deroga richiesta da Acciaierie d’Italia», afferma D’Alò per il quale «è impensabile che Acciaierie d’Italia, dopo aver sottoscritto con noi l’accordo sulla cassa integrazione straordinaria del 29 marzo scorso (firmato da Fim, Fiom e Ugl Metameccanici, ma non da Uilm e Usb, ndr), abbia fatto di tutto per mettersi in contraddizione con se stessa mettendo in atto atteggiamenti che andavano esattamente all’opposto di ciò che era stato sottoscritto. Per noi resta fondamentale aver garantito la tredicesima ai lavoratori in cassa, perché le difficoltà di chi ha un salario ridotto le conosciamo bene, ma adesso sono le istituzioni che devono garantire ai lavoratori interlocutori credibili».
Se non si giungerà «a un’intesa – insiste il sindacalista – gli scenari sono due: il primo coinvolge la Regione Puglia che potrebbe utilizzare strumenti transitori per garantire il salario ai lavoratori e, qualora ciò non fosse possibile, toccherà al governo, come già successo in anni passati, decidere come intervenire per evitare una bomba sociale sulla ex Ilva. Per noi l’aumento al 60% della presenza di Invitalia nella società Adi diventa imprescindibile per dare credibilità al rilancio della siderurgia».
Il 19 giugno prossimo si terrà un incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. L’augurio di D’Alò è che possa «essere un punto di svolta».