In calo le offerte di lavoro a Bari: -4.500 nell’ultimo trimestre

Cala il numero dei posti di lavoro offerti dalle imprese baresi, nel trimestre ottobre-dicembre saranno 29.680, rispetto ai 34.040 del trimestre precedente.

Come sempre, la chiave di lettura è duplice perché il calo può derivare sia dalla soddisfazione delle imprese, che magari hanno trovato le figure che cercavano, sia da qualche sospensione, se non proprio arresto, dei processi produttivi. Torna il report di UnionCamere in collaborazione con Anpal, attraverso il sistema informativo Excelsior che chiede direttamente alle aziende italiane quali e quante figure professionali cerchino, con particolare attenzione ai profili professionali e ai livelli di istruzione.

Nel solo mese di ottobre a Bari, sono ben 11.910 i posti vacanti ma di questi solo 1.130 sono destinati a figure che non abbiano alcun genere di qualifica. Un segno dei tempi che stiamo vivendo e la conferma, come in altre occasioni abbiamo raccontato, che l’arrivo di nuove imprese a trazione tecnologica o l’istituzione di istituti tecnologici superiori sta cambiando il lavoro, alzando il livello di preparazione richiesto.

In quest’ottica, bisogna leggere i dati della ricerca di ingegneri, informatici e tecnici specialistici per la sanità di 1.670 unità così come i 1.860 operai specializzati. A diversi livelli di mansioni, insomma, corrisponde una necessità di formazione adeguata, al di là della forma di azienda che la richieda visto che, ad esempio, sono 20mila i ruoli ricercati da aziende con meno di cinquanta dipendenti.

Non solo grandi firme, quindi, ma l’intero tessuto imprenditoriale barese chiede qualifiche o preferisce procrastinare le assunzioni. «Il fabbisogno delle imprese diminuisce – interviene Giuseppe Boccuzzi – anche perché in molti casi vengono rivisti i programmi assunzionali. È vero che ci sono magari delle carenze ma non è detto che le aziende provvedano subito a soddisfarle».

Poi un paio di elementi aggiungono un po’ di apprensione sul tema del lavoro in provincia di Bari. «Con l’insediamento del nuovo governo – prosegue Boccuzzi – molte realtà aspettano di capire se torneranno gli ammortizzatori sociali a costo zero. In quel caso, aspettiamoci una facile ondata di ricorso allo strumento che in questo momento, invece, prevede una compartecipazione della spesa». Altro elemento riguarda le pensioni, mette in guardia Boccuzzi: «Dal 1° gennaio 2023 si tornerà ai vecchi scaglioni quindi si potrà uscire dal mondo del lavoro non prima dei 67 anni, questo ovviamente influenzerà ancora una volta i tempi delle assunzioni dei nuovi». Infine, una notazione sui livelli di istruzione: «E’ ancora troppo poca la distanza tra la cifra delle figure qualificate e quelle poco qualificate. Aspettiamo gli effetti degli insediamenti annunciati, migliaia di posizioni aperte per giovani e no e che, peraltro, dovrebbero persino far rientrare coloro che sono andati via da Bari».

Sergio Ventricelli, presidente di Confimi imprese Puglia, fa una distinzione: «Attenzione ai settori, ce ne sono alcuni che stanno assumendo. Penso proprio a quelli legati all’energia ma anche alla logistica, segno quest’ultimo che la produzione non ha subito arresti, visto che ci sono merci da muovere». Il calo dei posti disponibili ha anche un’altra lettura: «Purtroppo da noi il turismo finisce a settembre, per poi dare qualche segnale a Natale, quindi molte figure legate a quel mondo vengono meno. Prima o poi dovremmo affrontare per davvero e in maniera efficace questa criticità dell’economia territoriale».

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