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Grottaglie, per Leonardo si apre uno spiraglio ma lo stop di quattro mesi è inevitabile

Si inizia a intravedere uno spiraglio di speranza per la complicata vertenza dei 1.500 occupati alla Leonardo di Grottaglie. E si chiama AW609. Dietro questa sigla si nasconde il tentativo, rivelato finalmente ieri dall'azienda ai sindacati, di diversificare la produzione per uscire dal pantano della monocommittenza per Boeing, che ha di fatto paralizzato il sito…

Si inizia a intravedere uno spiraglio di speranza per la complicata vertenza dei 1.500 occupati alla Leonardo di Grottaglie. E si chiama AW609. Dietro questa sigla si nasconde il tentativo, rivelato finalmente ieri dall’azienda ai sindacati, di diversificare la produzione per uscire dal pantano della monocommittenza per Boeing, che ha di fatto paralizzato il sito industriale, col personale sul baratro della cassa integrazione. Nonostante lo stabilimento grottagliese sia stato costruito a suo tempo per il programma Boeing 787, a Roma Leonardo ha annunciato di aver selezionato il sito di Grottaglie «come sede dove realizzare l’assemblaggio finale del convertiplano AW609 di Leonardo in Italia». Il progetto fa parte di programmi di ultima generazione come l’ala dell’Eurodrone, la fusoliera del velivolo elettrico VX4 di Vertical Aerospace, e la fusoliera del prototipo dell’elicottero a pilotaggio remoto Proteus di Leonardo. E sempre a Grottaglie, ha riferito l’azienda, è partito il laboratorio di ricerca di nuovi materiali compositi e nuovi processi di produzione.

Confermato lo stop

L’azienda tuttavia conferma che lo stop delle consegne del Boeing 787, con i pezzi di fusoliere non ritirati dal colosso americano a ingolfare i piazzali grottagliesi, impone una fermata dello stabilimento di quattro mesi per allineare i volumi produttivi alle ridotte esigenze nel breve periodo e liberare gli spazi alla nuova produzione, la cui risalita è prevista all’inizio del 2025. I sindacati, con cauto ottimismo, attendono ora il prossimo incontro, previsto per il 1 luglio per «trovare un accordo quadro dove aggiungere i dettagli sugli investimenti e sulle tempistiche».

I sindacati

Questo l’auspicio di Pasquale Caniglia di Fiom Cgil. I sindacati hanno chiesti all’azienda di non chiudere lo stabilimento, lasciarlo aperto «per salvaguardare i lavoratori dell’indotto». Davide Sperti della Uilm ritiene positivi i segnali di trasformazione del sito. Resta «la nota negativa dello stop di 4 mesi», che per Uilm si può evitare «tutelando i lavoratori diretti e quelli dell’indotto». «Per la prima volta – dice Michele Tamburrano della Fim Cisl – Leonardo si presenta al tavolo con delle idee in linea con le richieste del sindacato. C’è una progettualità, c’è un nuovo prodotto, quindi Grottaglie potrebbe diventare multidivisionale con gli elicotteri. Quattro mesi di cassa integrazione continuativi possano essere sostituiti con un rallentamento. Non c’è bisogno di chiudere».

Il caso in Parlamento

il vice presidente del M5S, il senatore tarantino Mario Turco, ha presentato un mese fa un’interrogazione ai ministri di Economia, Infrastrutture, Imprese e Trasporti, sulla riorganizzazione industriale di Leonardo, chiedendo al governo di «dare certezze» ai 1500 lavoratori che attendono di conoscere il loro futuro.

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