Come ampiamente previsto dopo il confronto di giovedì scorso in commissione Industria, il decreto Ilva ha ottenuto ieri il voto favorevole di conversione in legge dal Senato. Il provvedimento ha ottenuto 84 voti favorevoli, 27 contrari e 30 astenuti e passa ora alla Camera per il voto definitivo. Hanno votato con la maggioranza Azione e Autonomie; contro, invece, M5s e Avs. Si sono astenuti, infine, Italia Viva ed il Partito Democratico.
Si tratta di un provvedimento che permetterà alla Regione Puglia di usare l’avanzo di bilancio per pagare una parte dei crediti che le imprese dell’indotto avanzano da Acciaierie d’Italia. Inoltre, in seguito all’approvazione di un emendamento, è stato inserito l’obbligo di presentazione di un piano industriale e l’abbassamento della soglia per accedere alla liquidità per le imprese dell’indotto. Grazie a una proposta di Fratelli d’Italia, inoltre, è stata prorogata di 24 mesi l’indennità per i lavoratori nelle aree di crisi, un provvedimento particolarmente atteso dagli operai di Gela e Termini Imerese che non avevano più i requisiti per richiedere la Naspi. Dall’opposizione, in particolare dal Pd, si parla di un testo migliorato fermo restando la necessità di redigere il prima possibile un piano nazionale per la siderurgia.
Il provvedimento entra anche nel merito della legge Marzano, quella che regola le crisi d’impresa, introducendo la possibilità per i soci di minoranza con almeno il 30 per cento di quote di ottenere l’amministrazione straordinaria di fronte all’immobilità del cda. Tutti elementi che danno copertura legale ai passi intrapresi dal governo e che mirano a “liberare” risorse per garantire la continuità produttiva. Su questo aspetto hanno a lungo premuto i sindacati che chiedevano, appunto, l’approvazione degli emendamenti. Proprio i rappresentanti dei lavoratori incontreranno oggi i tre nuovi commissari di Acciaierie d’Italia.
La fumata bianca che ancora manca è quella relativa al pagamento dei crediti accumulati delle imprese dell’indotto nei confronti di Acciaierie d’Italia. Si teme, in particolare, un dietrofront da parte di Sace, gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal ministero dell’Economia, che nei piani dovrebbe svolgere un ruolo chiave. A richiamare il ministro Urso agli impegni presi con le ditte tarantine è stato nelle scorse ore il deputato del Pd Ubaldo Pagano, chiedendo un rapido riavvio del dialogo con l’indotto.
Resta sullo sfondo una fabbrica che è in grande difficoltà.
L’ultima tragedia è stata sfiorata ieri quando è deragliato un carro siluro in Acciaieria 2 durante un’ispezione dello Spesal. Fortunatamente non si sono registrate conseguenze per i lavoratori ma i sindacati tornano ad alzare la voce sulla sicurezza sul lavoro.
«Solo qualche giorno fa abbiamo nuovamente segnalato all’azienda e agli organi di stampa la pressoché assente manutenzione all’interno della fabbrica, eredità pesante della gestione Morselli», afferma Vincenzo Mercurio Coordinatore provinciale Usb Taranto. «Abbiamo cercato di richiamare l’attenzione su binari, punti di scambio direzionali e passaggi a livello. Si consideri che i carri siluro nello specifico si muovono sistematicamente tra gli Altoforni e l’Acciaieria, con un peso considerevole, tra carro siluro stesso e materiale trasportato, che si aggira attorno a qualche centinaia di tonnellate. Importante anche rilevare che il prodotto trasportato è ghisa liquida a temperature altissime. Da qui si evince il grande pericolo che corre chi lavora nelle vicinanze, nel caso si verifichi uno sversamento», conclude il sindacalista.