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Ex Ilva, conclusa all’ispezione dei commissari in fabbrica a Taranto: «Non sono state date informazioni»

Si è conclusa dopo poco più di un'ora l'ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria presso lo stabilimento di Taranto di Acciaierie d'Italia. L'ispezione è stata interrotta e fonti interne spiegano che «non sono state date informazioni circa l'attuale produzione» e ai commissari sarebbe stato detto, spiegano le stesse fonti, «che la fornitura di…

Si è conclusa dopo poco più di un’ora l’ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria presso lo stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia.

L’ispezione è stata interrotta e fonti interne spiegano che «non sono state date informazioni circa l’attuale produzione» e ai commissari sarebbe stato detto, spiegano le stesse fonti, «che la fornitura di dati relativi alle quantità di materie prime presenti in magazzino è esclusiva competenza del Cda».

L’ispezione è stata programmata dopo le segnalazioni dei sindacati che denunciavano il progressivo spegnimento degli impianti.

Nei giorni scorsi era stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a sollecitare un intervento di Invitalia e dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria al fine di garantire la continuità produttiva.

Sono presenti, tra gli altri, i commissari Antonio Lupo e Francesco Ardito e il dirigente Giancarlo Quaranta.

Di fronte al rischio di blocco totale paventato dalle sigle metalmeccaniche e al rallentamento delle forniture e delle attività degli altiforni (attualmente è in marcia solo l’afo4), i commissari di Ilva avevano richiesto ad Acciaierie d’Italia «aggiornamenti urgenti circa lo stato di funzionamento degli impianti degli stabilimenti, le iniziative in corso di svolgimento e la necessità di una loro visita ispettiva».

In occasione della recente audizione al cospetto della Commissione Industria e Agricoltura del Senato, è stato il commissario Antonio Lupo a chiarire che il decreto relativo a “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico” che dovrebbe servire per l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia può avere conseguenze anche su Ilva in amministrazione straordinaria in maniera indiretta.

«L’articolo 4 per noi – ha sottolineato Lupo – è una norma particolarmente interessante perchè ci consente, anche in caso di contenziosi giudiziari, di poter chiudere altre tre procedure di amministrazione straordinaria con la possibilità di mettere in bonis tre società: Taranto Energia, Ilva Servizi Marittimi e Tillet».

Un imprenditore rincorre i commissari

Momenti di tensione all’uscita dallo stabilimento ex Ilva di Taranto della delegazione della struttura commissariale di Ilva in As che ha avviato l’ispezione in fabbrica dopo le denunce dei sindacati in merito al progressivo spegnimento degli impianti.

Alcuni imprenditori dell’indotto che stavano tenendo un sit-in davanti alla direzione hanno seguito i commissari Lupo e Ardito fino all’area del parcheggio. Uno di loro, Vladimiro Pulpo, ha alzato due bidoni vuoti ricorrendo i commissari.

«Ma che correttezza è? Noi – ha urlato – siamo uomini, abbiamo mantenuto in piedi il vostro stabilimento, noi con i nostri figli, i nostri operai, i nostri autotrasportatori. I soldi li abbiamo messi noi, non ci potete trattare in questo modo, non potete andare via e lasciarci così, è una vergogna».

L’imprenditore è stato poi bloccato da altri colleghi presenti, scoppiando in un pianto liberatorio. «Ho dedicato 40 anni a quest’azienda – ha detto ancora Pulpo – e questo il ringraziamento. Ma che stato di diritto è?».

L’auto con a bordo i commissari, che non hanno rilasciato dichiarazioni, è poi andata via seguita da mezzi delle forze dell’ordine.

Il sit-in delle aziende dell’indotto: «No al secondo bidone di Stato»

All’esterno della direzione dello stabilimento si è svolto un sit-in di imprenditori dell’indotto aderenti ad Aigi che mostrano bidoni vuoti con impresse due date: il 2015, anno in cui l’Ilva fu commissariata e le imprese persero crediti per 150 milioni, e il 2024, anno in cui si potrebbe nuovamente far ricorso all’amministrazione straordinaria.

Gli imprenditori temono di veder svanire nuovamente crediti che ora ammonterebbero a oltre 130 milioni.

«Siamo qui a manifestare ancora una volta per invocare tutele sui crediti vantati dalle nostre imprese. Qui ci sono solo imprenditori dell’indotto. Abbiamo portato dei bidoni vuoti per far capire che Taranto potrebbe diventare la città dei due bidoni di Stato: uno nel 2015 e l’altro che si va materializzando nel 2024. Noi ci opponiamo fermamente e per questo abbiamo bloccato le nostre attività ormai da giorni. Voglio essere però fiducioso, penso che il governo si stia impegnando per far sì che questo non avvenga». Lo dice Fabio Greco, presidente di Aigi, associazione nata da una scissione in Confindustria Taranto a cui aderisce l’80% delle imprese dell’indotto ex Ilva (per circa 4mila lavoratori).

«Le misure del governo – aggiunge Greco – ancora non soddisfano, ma stiamo interloquendo per apportare le giuste modifiche. Noi non abbiamo bisogno di prestiti. Abbiamo detto più volte che è necessaria la cessione in pro-soluto dei nostri crediti che abbiamo maturato facendo i lavori che sono stati poi fatturati. Mi sembra assurdo andare a chiedere un prestito e creare un debito sul nostro credito».

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