È canadese la quarta impresa interessata all’ex Ilva. A rivelarlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ieri durante il suo intervento al Forum in Masseria nella tenuta di Bruno Vespa a Manduria, aveva annunciato il nuovo “pretendente” proveniente da uno dei Paesi del G7.
«Ci sono altri soggetti industriali che hanno chiesto di visitare gli impianti di quella che era l’ex Ilva», ha spiegato il ministro: «Oltre ai tre soggetti che lo hanno già fatto nelle ultime settimane, in questo caso è un’impresa canadese», ha aggiunto, sottolineando come la richiesta di visitare gli impianti sia mirata a «fare eventualmente, nell’ambito della procedura, delle proposte di politica industriale e finanziaria che sia confacente al piano che dobbiamo realizzare».
Finora a farsi avanti erano state due imprese indiane – la Vulcan Green Steel e la Steel Mont – e il gruppo ucraino-olandese Metinvest. Tutte e tre a giugno hanno già visitato gli stabilimenti dell’ex Ilva, confermando poi il loro interesse.
L’invito di Federacciai: «Prima due nodi da risolvere»
E se dai sindacati si attende di capire quanto questo interesse si possa realmente trasformare in azioni concrete, dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, arriva l’invito a «risolvere prima due nodi strutturali: l’assegnazione delle quote gratuite di emissione di Co2 e le percentuali di idrogeno per far funzionare gli impianti Dri», quelli che consentono di produrre l’acciaio liquido mediante processi a basso impatto ambientale.
«Sono entrambi nodi europei – evidenzia Gozzi – senza la soluzione dei quali il piano industriale non si può fare. Saranno gli elementi che chiunque dovrà affrontare nel momento in cui decidesse di fare un investimento sull’Ilva di Taranto».
Il Comune di Taranto: «Il Tar discuta l’ordinanza anti-benzene»
Intanto il Comune di Taranto ha presentato al Tar di Lecce una richiesta di riavvio del procedimento relativo all’ordinanza – al momento sospesa – con la quale il 22 maggio 2023 il sindaco Rinaldo Melucci aveva imposto il fermo dell’area a caldo dello stabilimento ex Ilva in mancanza di interventi sulla riduzione delle emissioni di benzene.
I sindacati: «Basta dichiarazioni. Serve un confronto negoziale»
«In queste ore un profluvio di dichiarazioni sull’ex Ilva non corrisponde alla realtà dei fatti», denuncia nel frattempo la Fiom Cgil, per la quale «è ora che il confronto negoziale si tenga nelle sedi istituzionali opportune, a partire dalla convocazione del tavolo alla presidenza del consiglio dei ministri come richiesto unitariamente da Fim, Fiom, Uilm già da molti giorni. E il ministro Urso convochi il tavolo che affronti il tema della siderurgia nazionale ed europea nel suo complesso».