Ex Ilva, tute blu in sciopero: «Subito risposte». I sindacati chiedono una governance pubblica

Oggi sciopero in tutti gli stabilimenti dell’ex Ilva, ora guidata dal gruppo misto pubblico-privato Acciaierie d’Italia e sit-in dei sindacati a Roma.

I rappresentanti dei metalmeccanici chiedono al governo un confronto sul futuro del più importante gruppo siderurgico italiano che a Taranto gestisce l’acciaieria più grande d’Europa. Un incontro che si è reso ancor più urgente dopo le dichiarazioni del presidente della holding Franco Bernabè che martedì scorso in commissione Attività produttive della Camera ha messo il proprio mandato a disposizione del governo, lanciando contestualmente l’allarme sul rischio di default imminente del gruppo per consunzione.

L’ex Ilva, ha spiegato Bernabè, ha subito bisogno di 100 milioni di euro per pagare la “bolletta” del gas altrimenti la fornitura si fermerà. Denaro che al momento l’azienda non ha. Peraltro la fabbrica sta per uscire dal regime di default, una fornitura a prezzo minimo garantito da Snam concessa alle aziende in crisi e a breve dovrà tornare alla fornitura commerciale.

Una mazzata quella del caro prezzi del gas che, unita alla difficile situazione congiunturale rischia davvero di fermare il colosso siderurgico. «Sono mesi che denunciamo le condizioni disastrose in cui versano gli stabilimenti del gruppo di Acciaierie D’Italia a causa della mancanza di investimenti e di manutenzioni ordinarie e straordinarie. Il governo continua a rimanere in silenzio di fronte a questa situazione che sta peraltro mettendo in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori», affermano in una nota congiunta i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm che ritengono ora indispensabile un confronto con l’esecutivo.

«Non abbiamo ricevuto alcuna convocazione», confermano Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella delle tre sigle confederali. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, intanto, ha affermato che negli ultimi 12 mesi «sono state realizzate iniziative per rendere più facili le attività per l’ex Ilva. Noi non vogliamo assolutamente rinunciare a questo sito siderurgico, fondamento per l’industria italiana. A breve sarò in audizione in Parlamento, credo sia più opportuno io risponda in quella sede». Per Franco Rizzo, dell’Usb che oggi sarà in piazza a Roma, «la strada da percorrere è senza dubbio quella che sembrava condividere il ministro Urso: l’aumento della partecipazione pubblica per far divenire lo Stato socio di maggioranza.

Il governo Meloni non si pone minimamente il problema di ascoltare il territorio». Sulla stessa posizione l’Ugl. «Nel giro di tre settimane – dice Alessandro Dipino dei metalmeccanici di Ugl – siamo passati dalle dichiarazioni dell’ad Lucia Morselli che descriveva l’azienda come estremamente competitiva e in gran forma a quelle di Bernabè che parla di rischio chiusura».

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