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Ex Ilva, sospeso ogni dialogo tra ArcelorMittal e Invitalia. Unica strada: i commissari

Interrotta la trattativa tra ArcelorMittal e Invitalia, socio privato e pubblico di Acciaierie d’Italia. Sospesi anche gli incontri tra le parti che si tenevano con la mediazione del tribunale di Milano. Secondo voci vicine al dossier le proposte inviate da ArcelorMittal non sono state accettate da Invitalia che, anzi, le ha ritenute recessive. A questo…

Interrotta la trattativa tra ArcelorMittal e Invitalia, socio privato e pubblico di Acciaierie d’Italia. Sospesi anche gli incontri tra le parti che si tenevano con la mediazione del tribunale di Milano.

Secondo voci vicine al dossier le proposte inviate da ArcelorMittal non sono state accettate da Invitalia che, anzi, le ha ritenute recessive. A questo punto, per Acciaierie d’Italia, la società che gestisce in affitto gli impianti dell’Ilva gravata da debiti per oltre 3 miliardi, l’unica strada che sembra prospettarsi all’orizzonte è quella dell’amministrazione straordinaria. Unica conseguenza plausibile di questo stallo, è l’invio da parte di Invitalia al ministero delle Imprese della relazione che apre di fatto la procedura di commissariamento per Acciaierie d’Italia. Sarebbe la seconda volta in pochi anni che il gestore del siderurgico più grande d’Europa, questa volta con socio lo Stato, fallisce.

Lo stesso ministro delle Imprese Adolfo Urso, ieri in Puglia per il convegno della Cgil, ha ammesso che ormai «l’amministrazione straordinaria è eventualità molto concreta». A ormai 48 ore dall’incontro che si terrà a Roma con le parti sociali, sindacati metalmeccanici e associazioni delle imprese dell’indotto, Urso non ha nascosto le sue preoccupazioni per le imprese locali, nei confronti delle quali Acciaierie d’Italia ha maturato debiti per 140 milioni di euro. «Stiamo lavorando per le aziende e quindi per i lavoratori dell’indotto, che è quello che in questa fase che ci preoccupa in vista di una eventualità, molto concreta, di un’amministrazione straordinaria, visto che il confronto tra i due soci, pubblico e privato allo stato non sembra aver sortito la soluzione auspicata della continuità produttiva e del rilancio del sito siderurgico», ha detto. «Lunedì – ha aggiunto Urso – avremo sia l’incontro con le aziende dell’indotto sia quello con i sindacati metalmeccanici con i quali abbiamo in modo continuativo svolto una interlocuzione per informare gli attori sindacali e produttivi interessati al rilancio del sito produttivo dell’ex ilva sui passi che ci apprestavamo a fare. Nel contempo la prossima settimana inizieranno in commissione le votazione ai due decreti ad oggi integrati, sugli stabilimenti ex Ilva e soprattutto sulle aziende dell’indotto e i loro lavoratori, che abbiamo messo sotto copertura con lo strumento della cassa integrazione e che spero si possa migliorare con il contributo delle forze politiche».

In fabbrica a Taranto, intanto, si è fermato di nuovo il treno nastri 2 che lavora le bramme d’acciaio. La fermata del si aggiunge ai diversi impianti già fermi a Taranto tra cui gli altiforni 1 e 2 e l’acciaieria 1.

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