Ex Ilva, sit-in dei lavoratori dell’indotto davanti allo stabilimento di Taranto. Emiliano: «Servono garanzie»

L’amministrazione straordinaria per l’ex Ilva di Taranto è «una specie di fallimento ulteriore anche di questa società che non ha continuità aziendale e quindi c’è il rischio che mettano in fresco i crediti che hanno le aziende». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo a 24 Mattino su Radio24 a proposito della situazione dello stabilimento siderurgico di Taranto e della crisi dell’indotto.

«È chiaro che questa cosa è intollerabile, io ne ho parlato col ministro Urso qualche giorno fa. Gli ho ribadito che ci vogliono garanzie per le aziende dell’indotto perché altrimenti sarebbe la seconda volta che gli fanno fuori i crediti per decine centinaia di milioni di euro questa cosa sarebbe insostenibile».

I lavoratori delle aziende dell’indotto – facenti capo ad Aigi (associazione nata da una scissione in Confindustria Taranto a cui aderisce l’80% delle imprese che lavorano per il siderurgico) – stanno protestando, da stamattina alle 6, con sit-in dei lavoratori davanti alle portinerie dell’ex Ilva e sospensione ad oltranza delle attività. Sono garantite esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti.

L’iniziativa, alla quale hanno aderito Casartigiani e Confapi Industria, è stata avviata in quanto le associazioni non hanno ricevuto rassicurazioni sulla tutela dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia, che temono di perdere nel caso in cui si ricorresse all’amministrazione straordinaria per l’ex Ilva.

«Lo scudo penale una richiesta folle»

Durante il suo intervento a 24 Mattino, Emiliano ha poi evidenziato che «non esistono scudi penali nel nostro ordinamento, la Costituzione italiana non lo consente. Chiedere alla Repubblica italiana che non è la Repubblica delle banane di tenere esenti come se fossero dei capi di Stato, dei sovrani, i dirigenti di un’acciaieria anche ove avessero mancato ai propri doveri nei confronti della sicurezza o dell’ambiente era una cosa costituzionalmente insostenibile, quindi era una richiesta folle. Solo che veniva rivolta all’Italia che trattava con gli indiani in ginocchio questa è la verità nella disperazione di non sapere come tenere in piedi questa fabbrica».

Il presidente della Regione Puglia esprime l’auspicio che «il Ministro Urso ne venga a capo. Ci vuole uno sforzo generale per decarbonizzare la fabbrica e renderla meno pericolosa per la salute e per rilanciarla dal punto di vista strategico-industriale perché l’Italia non può fare a meno di un’acciaieria importante come quella di Taranto».

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