A partire dalle 6 di domani mattina si fermeranno le attività delle imprese dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto.
Ad annunciare «la sospensione a oltranza» delle proprie associate sono l’Aigi (a cui aderisce l’80% delle imprese dell’indotto ex Ilva), Casartigiani e Confapi Industria «non avendo avuto rassicurazioni sulla tutela dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia».
Le associazioni precisano che «per senso di responsabilità verso i lavoratori, la cittadinanza ed il territorio», saranno garantite «esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti».
La ripresa «delle prestazioni – spiegano inoltre Aigi, Casartigiani e Confapi Industria – potrà essere presa in considerazione esclusivamente a fronte della messa in sicurezza di tutti i crediti maturati al 31 dicembre 2023 e dell’istituzione di un tavolo permanente sul futuro dello stabilimento e sulle sorti dell’economia dell’intera città».
Le tre associazioni rilevano che «la trattativa socio pubblico-socio privato si è avviata verso un nulla di fatto» ed «è quasi certo il ricorso all’amministrazione straordinaria come strumento alternativo al mancato accordo tra i soci».
Allo stato attuale, riferiscono, «ammontano a 120 milioni i crediti che le imprese vantano nei confronti di AdI per fatture emesse e non incassate al 31 dicembre scorso, crediti che sarebbero resi carta straccia dalla procedura di amministrazione straordinaria come avvenne nel 2015 quando l’indotto perse 150 milioni a fronte del medesimo provvedimento».
L’ulteriore mobilitazione, concludono si rende necessaria, in quanto «sono risultati vani i tentativi di interlocuzione con il Governo e le reiterate richieste di istituire un tavolo permanente su ex Ilva che potesse mettere in sicurezza il credito e la stessa sopravvivenza delle imprese dell’indotto oltre il futuro in chiave green dello stabilimento e l’economia dell’intera provincia di Taranto».