Non c’è l’accordo tra i sindacati e Acciaierie d’Italia sulla cassa integrazione straordinaria (Cigs) per 2.500 lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
L’incontro convocato oggi in videoconferenza dal ministero del Lavoro per proseguire l’esame congiunto della richiesta avanzata da Acciaierie d’Italia si è concluso con un verbale di mancato accordo.
Come era accaduto nel pomeriggio di martedì, anche questo confronto è terminato con un nulla di fatto.
Roberto D’Andrea, coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil, e Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil Taranto, parlano di «una situazione di incertezza per i lavoratori e per la complessità della vertenza ex Ilva che, in assenza di un quadro chiaro sul futuro occupazionale, industriale e ambientale, rischia di implodere sia dal punto di vista sociale che ambientale».
Secondo i due sindacalisti «è del tutto evidente che la vertenza ex Ilva è in una fase di stallo per responsabilità della multinazionale, sia nella gestione della cassa integrazione, che di investimenti certi sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie e di rilancio della produzione dello stabilimento di Taranto e degli altri siti e per responsabilità del governo che, ad oggi, non ha fatto chiarezza sui futuri assetti societari, soprattutto nella mancata presentazione di un piano industriale che riguarda anche la transizione ecologica».
Le problematiche «relative alla vertenza ex Ilva – concludono – non si risolvono esclusivamente con un ulteriore decreto con l’intento di mettere una pezza all’ammortizzatore sociale richiesto dalla multinazionale. Occorre attivare da subito un tavolo ministeriale per affrontare in maniera definitiva la vertenza ex Ilva, partendo da un cambio dell’attuale management attraverso l’ingresso in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia necessario a garantire un rilancio produttivo del gruppo».
Acciaierie d’Italia ha dichiarato «l’intenzione di presentare in tempi brevi istanza, presso la competente Regione Puglia, di accesso allo strumento della Cigs ex art. 44, comma 11 ter del d.lgs. n. 148/2015 (per le imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa, ndr)». È quanto si legge nel verbale di mancato accordo siglato dalle parti dopo l’incontro di oggi.
La Regione Puglia, in caso di istanza, ha «manifestato – si aggiunge – la propria disponibilità a convocare in tempi ristretti le parti, previa verifica della competenza territoriale della Regione in materia. La Regione ravvisa la necessità che le Istituzioni competenti, in particolare il Mimit si attivi a convocare le parti, la Regione Puglia ed il Ministero del Lavoro al fine di valutare le ragioni che hanno determinato il mancato accordo registrato in data odierna». Inoltre, emerge dal verbale, la Regione «ritiene che, cambiando meramente lo strumento di protezione sociale con la causale di Cigs senza affrontare le cause che hanno visto il sindacato esprimere unanimemente parere negativo, sarà impossibile trovare un accordo sull’ammortizzatore sociale si in sede ministeriale quanto in sede regionale».
Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha assicurato «la massima attenzione del Governo nell’adozione, con la necessaria tempestività, di ogni opportuno strumento che consenta di introdurre un ammortizzatore sociale in grado di garantire la protezione del reddito dei lavoratori interessati».