L’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, si è fermata, stamattina, a parlare con un gruppo di lavoratori all’esterno dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
Le imprese dell’indotto, non essendo pagate dall’ex Ilva per i lavori svolti, sono ferme da diversi giorni. «Lo stabilimento va avanti? Deve andare avanti? O dobbiamo fermarlo?», ha chiesto l’ad Morselli dagli operai. «La fabbrica sta producendo» ma «non venite a lavorare».
Alla risposta dell’ad un operaio ha replicato: «Al minimo storico. Io lavoro qui da tanti anni». E un altro dipendente delle imprese ha aggiunto rivolgendosi alla Morselli: «Dottoressa, le aziende le vogliamo salvare?».
«Lo stabilimento è al minimo storico anche perché ci manca il vostro lavoro. Non è al minimo storico perché vogliamo chiudere. Non vogliamo chiudere» ha dichiarato l’ad. «Ma siamo stati costretti, se non ci pagano, cosa andiamo a fare?», ha ribattuto un lavoratore a proposito delle attività ferme. E ancora: «Con questa produzione non andiamo da nessuna parte».
«Non lo vogliamo chiudere, ma per non chiuderlo dobbiamo essere tutti dalla stessa parte», ha rilevato ancora Morselli. E agli operai che chiedevano insistentemente se si vogliono salvare le imprese dell’indotto, Morselli ha risposto di sì, altrimenti, ha sottolineato, «non salviamo nemmeno la fabbrica. Nessuno si salva da solo».
«Non possiamo stare nel limbo» hanno detto gli operai e l’amministratore delegato ha replicato: «Credo che avete portato a casa un sacco di cose mai avute prima».
«Possiamo diventare disoccupati a 60 anni» ha ribattuto quindi un lavoratore, «ma io non vorrei» gli ha risposto l’ad. «Io sono sicura che questo non accadrà, ma soprattutto bisogna riflettere sulle cose che avete ottenuto. Non avete fatto male – ha proseguito l’ad a proposito dell’indotto -, ci sono però delle questioni che stanno sopra voi e anche sopra noi. Queste questioni stanno su dei tavoli molto importanti. Dobbiamo aspettare che questi tavoli trovino una via d’uscita. Se il problema fosse fra tutte le vostre aziende e l’acciaieria, l’avremmo risolto. In un qualche modo ma l’avremmo risolto. Il problema sta sopra le nostre teste. È un problema molto importante, molto grande. E abbiamo persone che devono darci loro la soluzione. Anche noi come acciaieria speriamo che si trovi una strada comune. L’acciaieria non ce l’ha con voi e voi non ce l’avete con noi. Siamo la stessa cosa. Non c’è una contrapposizione».