Ex Ilva, in parlamento sindacati e imprese: «Prima dell’amministrazione straordinaria si paghi l’indotto»

«La messa in amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia che stiamo cercando con tutte le forze di scongiurare, si tradurrebbe infatti in una ennesima voragine di oltre 140 milioni di euro nei bilanci delle aziende dell’indotto, risorse che mancherebbero all’economia regionale compromettendo tutti i settori vitali del territorio». È quanto ha affermato ieri Fabio Greco, presidente di Aigi, l’associazione che racchiude le ditte dell’indotto ex Ilva, in audizione ieri sul nuovo decreto legge alla commissione Industria del Senato.

Le ditte chiedono con forza il pagamento dei crediti arretrati, che ammonterebbero a circa 140 milioni, prima che venga ufficializzata l’amministrazione straordinaria dell’azienda. «Decretare l’amministrazione straordinaria di Acciaierie senza prima mettere in sicurezza i crediti dell’indotto territoriale strategico, significherebbe infatti decretare la morte di tante imprese del tessuto industriale, le quali, questa volta, non riuscirebbero a sopravvivere», ha sottolineato Greco. «Non ne avrebbero più le forze. Questo perché tale procedura, di natura concorsuale, non può garantire pagamenti in maniera prioritaria, se non secondo le regole del concorso».

Da parte di Fabio Greco arriva anche la proposta di «una cessione di crediti a un istituto bancario in pro soluto, che potrebbero essere Medio Credito, Cassa depositi e prestiti o Sace». L’audizione ha visto la partecipazione anche del presidente di Confindustria Taranto Salvatore Toma. «Lo scenario attuale vede a rischio anche la continuità produttiva dello stabilimento, che viaggia con un solo altoforno e per il quale va garantita la continuità», ha sottolineato il rappresentante degli industriali tarantini.

L’auspicio è che, una volta salvaguardato l’indotto, si possa passare ad una fase totalmente nuova che veda nella governance dello stabilimento un nuovo management, che abbia Confindustria come referente importante per tutte le scelte, incluso il piano industriale, che la stessa nuova compagine andrà a operare sul territorio».

Da parte dei sindacati crescono ogni giorno di più le preoccupazioni per lo stato degli impianti. «La situazione è peggiorata in modo drammatico», afferma Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, anche lui ascoltato ieri in Senato. «Gli impianti sono quasi fermi, la produzione è ai minimi termini, gli investimenti sull’ambientalizzazione sono bloccati, ci sono problemi di sicurezza sugli impianti. Ieri mattina (lunedì, ndr) migliaia di lavoratori, insieme alle ditte dell’indotto, hanno manifestato a Taranto a dimostrazione di quanto sia ormai insostenibile la situazione che si è venuta a creare. Ancora una volta il governo è stato costretto a utilizzare la decretazione di urgenza per evitare conseguenze catastrofiche. Questo potrebbe essere l’ultimo tentativo per salvare 20 mila posti di lavoro e altrettante famiglie, risanare l’ambiente e salvaguardare la più importante acciaieria italiana».

Per la Fiom, che ha partecipato all’audizione tramite Michele De Palma, segretario generale, e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil, i 320 milioni garantiti dal prestito ponte per il 2024 addirittura non sarebbero sufficienti a garantire il mantenimento della produzione.

Intanto, il prossimo 6 febbraio verrà ascoltata in commissione anche Invitalia e, in quell’occasione, ci sarà anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Proprio in merito all’assenza ieri dell’uomo forte del governo che ha in mano il dossier di Taranto è intervenuto il numero due del Movimento Cinque Stelle, il senatore tarantino Mario Turco.

«L’assenza di qualsivoglia esponente della squadra di Meloni è inqualificabile perché a Taranto si rischia il disastro sociale, se all’esecutivo non fosse chiaro», ha sottolineato il pentastellato. «Urso dove si nasconde? Ci aspettavamo nelle audizioni con le imprese dell’indotto e con le parti sindacali, almeno la presenza di un esponente di governo. L’impressione, ancora oggi, è che in materia di siderurgia e più in generale di industria questo governo brancoli nel buio in modo preoccupante, come del resto fa da 17 mesi. La riprova è che si sta andando a reiterare l’errore macroscopico dell’amministrazione straordinaria, già sperimentata ai tempi del governo Renzi-Calenda con conseguenze nefaste», ha concluso Mario Turco.

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