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Edison, le polemiche ambientaliste all’autorizzazione del deposito gnl a Brindisi: «Atto politico strumentale»

Si infiammano le polemiche dopo l’ultima autorizzazione del consiglio regionale al cantiere per il deposito gnl di Edison. Le associazioni, Italia Nostra Brindisi, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Fondazione “Tonino di Giulio”, Anpi Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi, denunciano come l’autorizzazione sia un atto politico strumentale.…


Si infiammano le polemiche dopo l’ultima autorizzazione del consiglio regionale al cantiere per il deposito gnl di Edison. Le associazioni, Italia Nostra Brindisi, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Fondazione “Tonino di Giulio”, Anpi Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi, denunciano come l’autorizzazione sia un atto politico strumentale.

La denuncia

«Recentemente il presidente dell’autorità di sistema portuale del basso Adriatico ha dichiarato che il PPTR non consente la realizzazione di impianti fotovoltaici nei porti pugliesi. Se ciò fosse vero, sarebbe ancora più stridente la concessione della deroga da parte della giunta regionale per la realizzazione delle opere previste per il deposito costiero di gnl. La deroga, infatti, non è un atto tecnico ma una scelta dettata da una precisa volontà politica. Tale scelta, politica, risulta in piena contraddizione con quanto dichiarò Emiliano a proposito dell’intenzione di ridiscutere l’accordo di programma con il governo sull’impianto», denunciano le associazioni.

Tutela ambientale

Le preoccupazioni sono soprattutto a livello ambientale. Preoccupa l’impatto che l’impianto possa avere sul territorio costiero. «Come fa la regione Puglia a concedere la deroga e come fa la Soprintendenza a non esprimere rilievi sulla compatibilità paesaggistica delle opere previste nel deposito costiero, che pure sono pesanti?», si domandano le associazioni.

I sindacati ripongono quindi la speranza nel governo. Chiediedono risposte e si augurano che «sappiano rispondere alla propria coscienza e agli interessi comuni, impedendo che atti amministrativi, giuridicamente ed eticamente immotivati, possano consentire la realizzazione del deposito costiero e impedire la polifunzionalità e lo sviluppo sostenibile del porto».

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