Brusca frenata per il mercato del lavoro a Bari e provincia. Secondo i dati diffusi nell’ultimo bollettino redatto da Anpal e Unioncamere tramite il sistema informativo Excelsior per il mese di maggio 2023 sono state solo 9.880 le entrate previste sul mercato del lavoro, contro le 10.320 del mese precedente: 440 in meno. E le prospettive non sono positive nemmeno se si considera tutto il trimestre maggio-luglio; per il periodo estivo i datori di lavoro prevedono di assumere solo 33mila persone, contro le oltre 38mila del trimestre precedente. Parliamo, dunque, di quasi 5mila e 500 posti di lavoro che non verranno attivati. Ma la variazione in negativo vi è anche se si confrontano i dati del trimestre maggio-luglio del 2023 con quelli dell’anno precedente: in questo caso le entrate sul mercato del lavoro mancanti sono 2.750.
Scendendo più nel dettaglio, nel 26% dei casi le entrate previste sono stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 74% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita); le entrate previste si concentrano per il 71% nel settore dei servizi e per il 70% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Di queste solo il 15% sono destinate a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale del 17%. In 43 casi su 100, inoltre, le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati e solo il 32% dei nuovi impiegati appartengono alla fascia di età degli under 30.
Particolarmente preoccupante è la situazione del settore turistico, come raccontato da un recente sondaggio condotto da Confesercenti e Swg. Da mesi le aziende stanno lanciando l’allarme sulla difficoltà di trovare abbastanza personale per affrontare la stagione estiva appena cominciata. All’appello, su tutto il territorio nazionale, potrebbero mancare circa 100mila lavoratori. Un dato che le imprese attribuiscono alla visione della stagionalità come precarietà. Ma, soprattutto sui giovani, pesa l’impegno nei giorni festivi e prefestivi e l’idea che nel commercio e nel turismo ci sia poca possibilità di crescita professionale ed economica. A rendere difficile il reperimento di addetti, però, è soprattutto il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Quasi un’impresa con problemi di personale su due (il 46%) indica come impedimento principale la mancanza di candidati con preparazione adeguata.