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Confindustria, Bonomi: «Zes unica e decontribuzione al Sud. Così l’economia salentina ripartirà». L’intervista

«Per agganciare le transizioni digitali e ambientali servono investimenti europei. Da soli non ce la possiamo fare. Tra votazioni e guerre il 2024 sarà l’anno dell’incertezza». Lo ha dichiarato ieri a Lecce il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi in occasione dell’assemblea pubblica “Il Sud che vogliamo. Impresa e lavoro per crescere”, organizzata da Confindustria…

«Per agganciare le transizioni digitali e ambientali servono investimenti europei. Da soli non ce la possiamo fare. Tra votazioni e guerre il 2024 sarà l’anno dell’incertezza». Lo ha dichiarato ieri a Lecce il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi in occasione dell’assemblea pubblica “Il Sud che vogliamo. Impresa e lavoro per crescere”, organizzata da Confindustria Lecce, a cui ha partecipato anche il ministro Raffaele Fitto. L’evento ha rappresentato l’occasione per dare avvio al mandato del neoeletto presidente di Confindustria Lecce, Valentino Nicolì.

Presidente, cosa mette al centro del suo programma e quali sono le sfide che l’attendono?
«Recuperare la competitività del territorio. Il Salento deve recuperare dei gap infrastrutturali. Deve recuperare attrattività. Deve offrire le opportunità ai giovani per restare. C’è tanto da lavorare».

In termini di opportunità, cosa pensa di offrire concretamente con la sua azione?
«Abbiamo proposto la zona agricola speciale, chiediamo un piano organico per la valorizzazione delle aree agricole colpite dalla Xylella, vogliamo fare un’opera incisiva rispetto al Pnrr. Non è possibile che nel 2024 alcune aree industriali siano sprovviste di servizi essenziali come l’acqua».

Lei è un imprenditore edile che ha allargato la sua attività con sedi a Roma e a Venezia. Quali problematiche deve affrontare l’imprenditore salentino rispetto all’imprenditore veneto?
«Ci sono differenze fin troppo evidenti in termini di servizi, di trasporti, di infrastrutture e di logistica. Il Veneto dista 400 chilometri dal cuore dell’Europa. Dal Salento non riusciamo neanche a uscire dalla Puglia. Se non vengono a supporto infrastrutture adeguate e logistica saremo sempre penalizzati. Il gap è forte e non irrilevante. È il contesto complessivo dei servizi e delle infrastrutture a fare la differenza. È molto più difficile fare l’imprenditore al Sud e nel Salento in particolare. Per fortuna abbiamo una classe imprenditoriale dinamica e coraggiosa che non si ferma di fronte alle difficoltà e alle sfide. Speriamo che l’autonomia differenziata aiuti a colmare questi gap».

Lei è favorevole all’autonomia differenziata?
«Non siamo pregiudizialmente contrari. Il punto è un altro: come si applica e se effettivamente con l’autonomia differenziata riusciremo a colmare gap ormai storici e cronicizzati».

Rispetto ai gap infrastrutturali, che messaggio sentirebbe di dare alla classe politica?
«Servono azioni concrete, immediate e tangibili. Decontribuzione al Sud, strutturale o quantomeno a medio termine. La chiediamo fino al 2029. Rappresenterebbe una spinta per l’economia. Chiediamo di modernizzare la macchina amministrativa con un reale processo di sburocratizzazione. È impensabile per un imprenditore essere costretto ad avviare un investimento senza avere contezza sui tempi nella sola fase progettuale e autorizzativa. La Zes unica, che accogliamo con favore, cominci a diventare concreta. Se rispetta i propositi iniziali sarebbe un grande aiuto per il rilancio dell’economia. Ci aspettiamo azioni concrete e misurabili, non proclami e dichiarazioni d’intenti».

Alla classe politica salentina in particolare, ha qualcosa da chiedere?
«Si faccia portavoce delle reali istanze del Sud».

Che idea avreste sull’utilizzo dei fondi del Pnrr?
«Avvertiamo la necessità di accelerare sul piano delle progettazioni e sul piano autorizzativo dove ancora accusiamo dei ritardi. Più si accumulano ritardi più questa misura diventa asfittica per il mercato, costretti a comprimere i tempi di esecuzione senza la certezza dei risultati. O si interviene o rischiamo di perdere un treno che passa una volta e poi non passa più».

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