Niente Cassa integrazione-Fondo integrativo salariale (Fis) per 408 operatori telefonici di “Network Contacts”, il colosso delle telecomunicazioni che ha sede anche a Molfetta. Ma l’incubo potrebbe essere solo rimandato perché la situazione nel sito barese è tutta in altomare.
La notizia è arrivata venerdì sera, dopo un vertice nazionale tra le organizzazioni sindacali e i dirigenti aziendali, dove si è fatto il punto su due aspetti essenziali. Il primo è stato proprio sulla volontà da parte di Network, complice il vistoso taglio dei volumi di chiamata da parte di Windtre (che entro fine anno vuole cedere la rete a un fondo svedese), di attivare il Fis al 100 per cento per oltre 400 lavoratori a partire da domani e per le prossime 26 settimane.
Tutto, però, al momento è congelato perché proprio domani è fissato un incontro tra sindacati, azienda e Windtre al ministero del Lavoro sempre sul tema del calo volumi e quindi sulla cassa integrazione. In virtù di questo, allora, la società molfettese ha deciso di sospendere l’avvio dell’ammortizzatore sociale.
Il secondo aspetto dibattuto, altrettanto pesantissimo, è stato sul Piano industriale proposto da Network Contacts dieci giorni fa e con il quale, su espressa volontà del collegio dei revisori contabili, si vuole mettere in mobilità centinaia di lavoratori per evitare il default e garantire immediata continuità economica all’azienda. Che, dal canto suo, ha le idee chiarissime: creare dei centri di eccellenza tra le varie sedi nazionali – sono cinque, tra cui pure Roma e Milano – e di spostare i dipendenti.
Molfetta si occuperà di digital e media e la nuova organizzazione, secondo l’azienda, realizzerebbe economie importanti in termini di spazi industriali (obiettivo dichiarato è anche quello di chiudere due delle tre sedi aperte nella città barese) e una ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse umane. Le mobilità partirebbero già da maggio con i vertici aziendali che stanno incontrando in questi giorni i lavoratori per illustrare meglio la situazione.
Il sindacato, però, non ci sta a questa operazione di lacrime e sangue e continua a ribadire che tale prospettiva non può essere accettata e ogni tentativo in tal senso verrà contrastato e perciò, fanno sapere, nella gestione dei lavoratori l’azienda è invitata ad attenersi al Contratto collettivo nazionale del lavoro. Le organizzazioni sindacali hanno anche proposto idee alternative (smart working, esodo incentivato, ritorno all’accordo difensivo del 2019), tutte per il momento rigettate.