Brindisi, ora è ufficiale: il cracking di Versalis chiuderà. Ma Eni promette lavoro

«Cesseranno le attività degli impianti cracking a Brindisi e Priolo e del polietilene a Ragusa». Lo ha annunciato direttamente Eni, in una nota stampa diramata nel pomeriggio di ieri, subito dopo l’incontro avvenuto a Roma con le sigle sindacali.

Il piano strategico

Dunque, vengono confermate le voci dei giorni scorsi: il cracking brindisino di Versalis (partecipata di Eni) chiuderà i battenti. Anche in ottica di decarbonizzazione e del business della chimica, il Cane a sei zampe, che non chiude un esercizio in positivo dal 2017, ha varato il nuovo piano strategico 2024-2027, mettendo a punto il piano di trasformazione e rilancio. Ciò implica «circa 2 miliardi di euro di investimenti ed un taglio in termini di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2 (circa il 40% delle emissioni di Versalis in Italia), prevedendo nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell’ambito della chimica sostenibile ma anche della bioraffinazione e dell’accumulo di energia». Per consentire, dunque, la realizzazione dei nuovi impianti, «cesseranno le attività dei cracking di Brindisi e Priolo, e del polietilene di Ragusa».

L’impatto occupazionale

Secondo Eni, al termine di questo processo, ci sarà un grosso impatto occupazionale. Stando a quando asseriscono i sindacati, per Brindisi si parlerebbe di circa 600 assunzioni, più delle 480 unità attualmente impiegate. «Il Piano, che sarà implementato entro il 2029, punta a investire nello sviluppo delle nuove piattaforme della chimica da rinnovabili, circolare e per prodotti specializzati, i cui mercati sono in crescita e nei quali Versalis ha acquisito una posizione di leadership. Eni punta a ridurre drasticamente l’esposizione di Versalis alla chimica di base, settore che versa in una crisi strutturale ed ormai irreversibile a livello europeo, e che ha comportato perdite economiche che, in termini di cassa, hanno sfiorato i 7 miliardi di euro negli ultimi 15 anni, di cui 3 nell’ultimo quinquennio». Attualmente, però, sarebbero a rischio circa un migliaio di lavoratori, tra diretti ed indiretti.

Le valutazioni

Bisognerà, ora, valutare i costi/benefici tra l’abbandono della vecchia tipologia di produzione e questo nuovo progetto Hoop di cui si parla, con il quale si definisce una nuova vita per le plastiche. Ad ogni modo, maggiori dettagli saranno forniti quest’oggi, nel corso della presentazione dei risultati del III trimestre 2024.

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