Le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm Uglm, chiedono a Bosch e Governo di «trovare nei prossimi anni gli strumenti necessari alla riconversione produttiva della fabbrica di Bari, con un monitoraggio costante che coinvolga anche la Regione Puglia e cercando di allocare nella fabbrica pugliese ciò che viene progettato nel vicino centro ricerca con il cofinanziamento regionale. Come abbiamo più volte ricordato ai ministri Giorgetti ed Orlando, la transizione all’elettrico comporta difatti la necessità di una riconversione industriale per gran parte del settore automotive e Bosch costituisce forse il caso più grave ed emblematico».
In una nota i sindacati, al termine di un incontro al Ministero dello Sviluppo economico nel quale «Bosch ha illustrato la situazione dello stabilimento di Bari, attualmente incentrata all’80% sul diesel e al 20% su lavorazioni di meccanica fine», evidenziano che «la forte dipendenza dal diesel determina una debolezza destinata a peggiorare col tempo per le note scelte dell’Unione europea sulla transizione all’elettrico». Per questo «chiediamo alla direzione di Bosch – dicono – garanzie formali e non più solo generiche rassicurazioni sul mantenimento dello stabilimento di Bari e sul fatto che non ci saranno in nessun caso esuberi forzosi, ma si ricorrerà solo a strumenti di gestione dell’occupazione socialmente sostenibili».
«Dal Governo – continuano – ci aspettiamo il necessario supporto per il prossimo quinquennio innanzitutto in termini di ammortizzatori sociali, anche a costo di dover ulteriormente modificare il jobs act, come del resto già fatto in passato per fronteggiare altre delicate vertenze».