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Batterie a litio e riciclo della plastica: a Brindisi Eni punta sull’energia del futuro

Eni annuncia la potenziale realizzazione, a Brindisi, di un impianto di produzione accumuli di energia elettrica di tipo stazionario, una linea di produzione di materia attiva, input del processo produttivo, e di riciclo delle batterie. Ma si punta anche sul riciclomeccanico della plastica. Sarà, dunque, questo il futuro del petrolchimico del capoluogo adriatico, grazie all’accordo…

Eni annuncia la potenziale realizzazione, a Brindisi, di un impianto di produzione accumuli di energia elettrica di tipo stazionario, una linea di produzione di materia attiva, input del processo produttivo, e di riciclo delle batterie. Ma si punta anche sul riciclomeccanico della plastica. Sarà, dunque, questo il futuro del petrolchimico del capoluogo adriatico, grazie all’accordo firmato tra il Cane a sei zampe e Seri Industrial, azienda attiva nel settore degli accumulatori di energia.

L’accordo

L’accordo rientra nel potenziale sviluppo della filiera industriale delle batterie elettrochimiche al litio-ferro-fosfato per applicazioni storage e per mobilità elettrica industriale e commerciale. L’intesa tra le due società esplora la possibilità di costituire una società compartecipata per realizzare il progetto nel sito Eni di Brindisi, che affiancherà un impianto analogo nella provincia di Caserta. «Questa iniziativa – sostiene Eni – potrà costituire un importante passo per uno sviluppo industriale, in particolare nelle regioni del Sud Italia, coerente con un sistema energetico sostenibile, facendo leva sulle competenze di Seri Industrial nel settore delle batterie e sulla capacità di Eni nel promuovere soluzioni tecnologiche per la decarbonizzazione». Le batterie stazionarie sono, infatti, indispensabili alla rete elettrica per superare il limite strutturale di programmabilità e di intermittenza delle fonti rinnovabili, favorendone, quindi, la diffusione. «L’intesa – specifica ancora il Cane a sei zampe – verificate e negoziate tutte le condizioni, potrà svilupparsi in successivi accordi vincolanti, rafforzando la posizione di Seri nella catena del valore delle batterie e consentendo ad Eni di sviluppare una nuova iniziativa di trasformazione industriale a supporto della transizione energetica».

Il progetto

Al momento, però, non sono state comunicate le tempistiche di realizzazione del progetto. E ciò preoccupa le sigle sindacali. Il suo impatto occupazionale, secondo Eni, dovrebbe comunque essere alto. Si parla di circa 600 unità, numero maggiore rispetto alle 480 attualmente impiegate. Il tutto rientra nel piano di rilancio di Eni (che non chiude un esercizio in positivo dal 2017), da 2 miliardi di euro, realizzabile in cinque anni. Nonostante la decarbonizzazione, Brindisi potrebbe identificarsi quale epicentro della transizione ecologica italiana, grazie ad una industria sostenibile. Sul cracking Versalis, è intervenuto l’onorevole di Forza Italia, Mauro D’Attis, in occasione dell’assemblea pubblica per gli 80 anni di Confindustria Brindisi: «Il governo sta sostenendo l’azione di Eni-Versalis – dichiara – è importante quello che avverrà il mese prossimo sul tavolo della chimica, dove ovviamente dev’essere garantito il sistema della produzione della chimica italiana, non soltanto di Brindisi. Ci sono anche tante aziende collaterali e mi pare di aver capito che Eni garantirà sul loro futuro».

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