La task force per il lavoro sta provando in tutti i modi a salvare la Baritech, storica fabbrica barese entrata in crisi dopo la fine dell’emergenza Covid che ha di fatto chiuso le commesse per la produzione di mascherine e dispositivi di protezione.
Sulla graticola 120 lavoratori in cassa integrazione che rischiano di finire in mezzo alla strada a fine dicembre, data in cui scadranno gli ammortizzatori sociali e non saranno rinnovati se non in presenza di una reindustrializzazione. Di qui la lotta contro il tempo ed il susseguirsi di riunioni, contatti e telefonate fra i protagonisti della vertenza.
I vertici della società sono favorevoli a cedere il sito produttivo nella zona industriale di Bari. Nei mesi scorsi si sono fatte avanti due imprese che hanno valutato l’ipotesi di un subentro ed una riconversione della Baritech. Ma qualcosa è andato storto tanto che nelle ultime ore è saltato l’incontro programmato lo scorso 2 novembre in presidenza regionale presso la Task force lavoro guidata dal direttore Leo Caroli.
A detta dei sindacati Baritech starebbe trattando sottobanco la cessione dei gioielli di famiglia ad una lista di aziende locali interessate ad uno o all’altro pezzo del compendio immobiliare. In particolare uno stabilimento di circa 70mila metri quadri composto da capannone, palazzina uffici e la zona con gli alimentatori.
D’altra parte, così come sostengono dalla Task force, i contatti sono a buon punto con le due società che avevano manifestato interesse. Di qui la nota inviata dal direttore Caroli alle aziende interessate per approfondire gli aspetti tecnici dei progetti, i bilanci e lo stato contabile della ex Osram, azienda di lampadina nata negli anni 70 che poi cedette il testimone alla Ledvance e questa tre anni fa ad un’altra società che dopo il business delle mascherine vuol vendere il sito per capitalizzare al massimo l’investimento.
Il destino dei lavoratori, quindi, resta appeso ad un chiarimento fra Baritech e le due società che si sono fatte avanti. Se fallissero le trattative non ci sarebbe alcuna speranza per gli ex dipendenti in cassa integrazione. In caso contrario un percorso di riconversione e reindustrializzazione li rimetterebbe in gioco. La prossima riunione alla regione Puglia è stata fissata per l’otto novembre nella speranza che in questo lasso di tempo si arrivi ad una mediazione bloccando quella che per i sindacati potrebbe materializzarsi come una speculazione sulla pelle dei lavoratori.